Nel contesto pittorico interno della chiesa di S. Bartolomeo di Ginestra in Sestri Levante, i dipinti eseguiti nel 1918-1920 da Antonio Orazio Quinzio (figlio primogenito di Giovanni Quinzio), rappresentano un'innovazione tematica e stilistica rilevante, in relazione al progetto artistico presentato nel 1914 da Giovanni Stura [1].
Interno della chiesa di S.Bartolomeo di Ginestra, Sestri Levante, (Foto di E. Panzacchi) |
La prima parte del progetto fu realizzata nel presbiterio e nell'abside. Essa mise in luce un complesso di scelte tematiche e compositive di tipo accademico, connotate da un'impostazione statuaria e manieristica. Nonostante la maestria dei pittori Bracco-Corio, i dipinti furono criticati, per l'eccesso di figure (profeti, angeli, papi) convenzionali [2].
La discussione sulla scelta dei soggetti e la richiesta di modifiche al progetto, compromisero i rapporti con Giovanni Stura. I lavori di pittura furono sospesi da luglio 1916 a luglio 1918. Nel frattempo (1917) fu definito e messo a concorso il tema da affrontare per la cupola: "Glorificazione di Nostra Signora sotto il titolo del Soccorso e apoteosi di S. Bartolomeo" [3].
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Nel 1918 - anno di svolta e di ripresa dei lavori - fu interpellato Antonio Orazio Quinzio (Genova, 04/03/1856-Genova-Pegli, 10/06/1928), cui si affidò l'incarico di dipingere i peducci della cupola [4].
Il pittore genovese cambiò l'impostazione dello Stura. Al posto di figure allegoriche, dipinse i quattro Evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), in primo piano e in alcuni punti sopra le linee dell'ornato, accanto ai loro corrispondenti simboli (Angelo, Leone, Bue, Aquila) sullo sfondo [5].
Terminati questi dipinti, egli ebbe subito l'incarico per i lavori di pittura della cupola, ma fu costretto a rinviare l'inizio dell'opera all'anno seguente (1919), a causa dell'epidemia spagnola [6].
Il pittore genovese cambiò l'impostazione dello Stura. Al posto di figure allegoriche, dipinse i quattro Evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), in primo piano e in alcuni punti sopra le linee dell'ornato, accanto ai loro corrispondenti simboli (Angelo, Leone, Bue, Aquila) sullo sfondo [5].
Terminati questi dipinti, egli ebbe subito l'incarico per i lavori di pittura della cupola, ma fu costretto a rinviare l'inizio dell'opera all'anno seguente (1919), a causa dell'epidemia spagnola [6].
A.O. Quinzio, Incoronazione di Nostra Signora del Soccorso, Chiesa di S.Bartolomeo di Ginestra, presbiterio, affresco, 1918. (Foto di E. Panzacchi) |
Antonio Orazio Quinzio profittò dell'interruzione per eseguire nel presbiterio, "in cornu Evangelii", un dipinto a soggetto storico, raffigurante il rito dell'"Incoronazione di Nostra Signora del Soccorso", avvenuto il 15 settembre 1771 [7].
Cupola della chiesa di S. Bartolomeo di Ginestra, 1919-1920, affresco, Sestri Levante, (Foto di E. Panzacchi) |
Nell'estate del 1919 Antonio Orazio Quinzio iniziò a dipingere la cupola. Ispirandosi alla "scuola genovese" dell'affresco - rappresentata principalmente nel XIX secolo da Francesco Gandolfi, Nicolò Barabino e Francesco Semino - si affidò ad un’illusionismo libero da partiture geometriche. Egli compose il dipinto intorno a vortici di figure in volo, ottenendo un effetto di largo respiro, di leggerezza, e di continuità con lo spazio concreto della chiesa sottostante [8].
[1] Su progetto di Giambattista Prato (1838), la chiesa fu ricostruita tra il 1838 e il 1855, su quella preesistente. Oltre alla decorazione pittorica del progetto artistico di Giovanni Stura (realizzato nel 1915-1916) e ai dipinti di Antonio Orazio Quinzio (eseguiti nel 1918-1920), l'interno della chiesa presenta diverse opere di Giulio Corio (eseguite tra il 1920 e il 1961), un dipinto di Luigi Morgari (1920) e di Giorgio Matteo Aicardi (1947). cfr. S. BARTOLOMEO DI GINESTRA, (a cura del Cons. Amm. Parr.), 1988, pp., 239-271; 276-28.
[2] Titolare di un'impresa insediata a Torino, Giovanni Stura fu pittore e direttore dei lavori in diverse chiese. Del suo progetto di decorazione generale, fu approvata la parte riguardante la campata, compresa tra l'arco e la cupola, il presbiterio e il coro. I lavori furono eseguiti nel 1915-1916 dai decoratori Gaffino e Lanfranco e dai pittori Bracco e Corio. cfr. A.A. V.V., ibid., pp., 243-246.
Sul frontone del presbiterio, Giulio Corio propose di dipingere le figure dei due Papi con colori diversi, anziché con la stessa tinta dell'ornato cfr. A.A. V.V., ibid., p 248.
Sul frontone del presbiterio, Giulio Corio propose di dipingere le figure dei due Papi con colori diversi, anziché con la stessa tinta dell'ornato cfr. A.A. V.V., ibid., p 248.
Per rendere meno convenzionali queste figure, si prese a modello il volto di persone del luogo, come testimoniano alcuni discendenti diretti (pronipoti abiatici) di Domenico Valentino, per la figura di papa sul frontone sinistro ( Prof.ssa Paola Maria Valentino, Sig.ra Mariapaola Brignardello e Sig. Luigino Costigliolo).
[3] La devozione alla Madonna del Soccorso fu introdotta dai Gesuiti nel 1715. Nel corso della missione sul territorio di Sestri Levante essi consegnarono uno stendardo della Vergine, la cui immagine è ricavata da un prototipo del pittore Giovanni Battista Salvi (Roma, 1609-1685), detto il "Sassoferrato". cfr. A.A. V.V., ibid., p 94, n.2;
cfr. anche Giovanni Meriana, Santuari in Liguria, Le province di La Spezia e Genova, Genova, Ed. Sagep, 1987, p. 81-82.
Domenico Valentino, Villanova d'Asti, 29/03/1848 - Sestri Lev. 22/02/1921. (Cimitero di S. Bar- tolomeo della Ginestra). |
[3] La devozione alla Madonna del Soccorso fu introdotta dai Gesuiti nel 1715. Nel corso della missione sul territorio di Sestri Levante essi consegnarono uno stendardo della Vergine, la cui immagine è ricavata da un prototipo del pittore Giovanni Battista Salvi (Roma, 1609-1685), detto il "Sassoferrato". cfr. A.A. V.V., ibid., p 94, n.2;
cfr. anche Giovanni Meriana, Santuari in Liguria, Le province di La Spezia e Genova, Genova, Ed. Sagep, 1987, p. 81-82.
[4] Su indicazione del pittore Giovanni Bevilaqua, la committenza - costituita dal Parroco (Giovanni Battista Cafferata) coadiuvato dalla Fabbriceria e da un Comitato - prese contatti con Antonio Orazio Quinzio, cfr. A.A. V.V., ibid., p. 253.
[5] Lo Stura aveva predisposto la preparazione di alcuni bozzetti: i quattro Evangelisti da dipingere sulle pareti delle cappelle laterali maggiori; "La gloria di S. Bartolomeo" per la cupola e quattro figure allegoriche (Fede, Speranza, Carità e Religione) per i peducci. cfr. A.A. V.V., ibid., p. 248, p.253, n. 5.
[6] L'epidemia colpì gravemente anche la famiglia Quinzio. Nella fine del 1918 Antonio Orazio Quinzio perse il padre Giovanni di anni 86, i fratelli più giovani Tullio Salvatore di anni 60 e Antonino Pietro (Peter), di anni 51.
[7] Il dipinto fu commissionato dal sacerdote Gian Battista Toso, parroco di Moneglia. cfr. A.A. V.V., ibid., p. 255.
[8] La cupola ha una pianta ellittica (perimetro m. 32). cfr. A.A. V.V., ibid., p. 254.
[7] Il dipinto fu commissionato dal sacerdote Gian Battista Toso, parroco di Moneglia. cfr. A.A. V.V., ibid., p. 255.
[8] La cupola ha una pianta ellittica (perimetro m. 32). cfr. A.A. V.V., ibid., p. 254.
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