domenica 18 dicembre 2016

Contributo per il restauro di opere del Maragliano a tre chiese della diocesi di Chiavari.



     Continua l’impegno della Compagnia di San Paolo di Torino a sostegno del restauro, per lo studio e la valorizzazione delle opere di A. M. Maragliano (Genova 1664 - 1739) e della sua “scuola”. Sono stati approvati nuovi aiuti, nell’ambito del bando “Scuola del Maragliano”: iniziative per il restauro a supporto di un programma di studio in corso al DIRAAS, presso l’Università di Genova [1].Tra i beneficiari del sostegno sono anche tre Enti religiosi (parrocchie) della diocesi di Chiavari, custodi di cinque opere del Maragliano e della sua Scuola. 

      Dopo il finanziamento del 50% - attraverso il bando “Tesori sacri 2013” - al restauro della cassa processionale del Martirio di Santa Caterina d’Alessandria, appartenente all’omonima confraternita della chiesa di San Pietro in Vincoli a Sestri Levante [2], questo contributo interesserà le seguenti opere: le casse processionali delle Tentazioni di S.Antonio Abate nel deserto, e S. Francesco riceve le stigmate, nella Cattedrale di N.S. dell’Orto a Chiavari; il Cristo spirante e la Madonna del Rosario, nella chiesa di S. Michele di Pagana a Rapallo e il Crocifisso, nella chiesa di Santa Maria del Ponte a Lavagna.

A.M. Maragliano e "scuola", Cattedrale N.S. dell'Orto, Chiavari, "S. Francesco riceve le stigmate" legno scolpito e dipinto, 1715-1716.
 (Foto di E. Panzacchi)

       L’indagine sull’attività artistica di A. M. Maragliano, negli ultimi decenni s’è arricchita di fonti storiografiche e di dati tecnici molto significativi, mentre la produzione maraglianesca, costituita da una notevole quantità di lavori, rimane in parte fondata su attribuzioni generiche, cui mancano gli specifici riferimenti alle fonti documentarie.

      Gli epigoni della "scuola"  e dello "stile maraglianesco" - cui ha fatto riferimento anche il bando della Compagnia di San Paolo - sono: Carlo Stefano Aschero, Giuseppe Campostano, Giulio Casanova, Carlo Castello, Giovanni Bernardo De Scopft, Pietro Galleano, Francesco Galleano, Bartolomeo Maragliano, Giovanni Battista Maragliano, Giovanni Maragliano, Francesco Marchese, Pasquale Navone e Agostino Storace. L'area geografica interessata è la Liguria e il basso Piemonte, nel periodo storico, dalla fine del XVII agli inizi del XIX secolo.

     L'opera riprodotta sopra è stata studiata e descritta sia dal punto di vista iconografico che iconologico [3]. Inoltre è stata documentata recentemente ( G. Algeri e D. Sanguineti)Il 20 aprile 1715 la Confraternita dell'oratorio dei disciplinanti di San Francesco in Chiavari  commissionò al Maragliano una statua di San Francesco con altre figure, secondo un bozzetto. Successivamente al pittore Paolo Gerolamo Piola fu affidata la supervisione dell'opera, comprendente anche una cassa processionale. Essa fu collocata all'interno dell'oratorio, dove rimase fino al 1799, anno in cui fu smembrata e, il gruppo ligneo, fu trasferito nella Cattedrale di N. S. dell'Orto.  Ivi fu collocato nella nicchia del transetto a sinistra, dove tuttora rimane [4]. 

    Tale sede dovrà essere ristrutturata per adeguarla alle condizioni di conservazione e di fruizione dell'opera al pubblico. 


Note:
                                                               

[1] DIRAAS (Dipartimento Italianistica, Romanistica, Arti e Spettacolo dell'Università agli Studi di Genova), v. il sito www.diraas.unige.it 
[2] Per ulteriori informazioni sul restauro cfr. il sito www.confraternitasantacaterinasl.com/restauro-cassa-processionale-santa-caterina/
[3]cfr. L. Sanguineti, Nostra Signora dell'Orto, Rapallo, 1955, pp. 184-185; G. Colmuto, L'arte del legno in Liguria: A.M. Maragliano, Genova, 1963, pp. 220, 251, 304, 305; E. Bono, Elementi artistici della Cattedrale di Chiavari, in "La Madonna dell'Orto", n. 1, 1970, pp. 9-10; F. Franchini Guelfi, Sul S. Francesco che riceve le stigmate di Anton Maria Maragliano, in "Bollettino Ligustico", XXV/4, 1973, pp. 101-103; M. Daniela Lunghi, Anton Maria Maragliano (a cura di L. Pessa e Claudio Montagni), Genova, 1987, pp. 92-93; D. Sanguineti, Maragliano Anton Maria, in Dizionario Biografico degli Italiani, 51, Roma, 1998, pp.532-533; 
[4] cfr. G. Algeri, La Basilica della Madonna dell'Orto, Chiavari, 2010, pp. 122-123-124.
  

venerdì 7 ottobre 2016

La decorazione architettonica dei palazzi e delle ville nel Tigullio


   In molte facciate di palazzi e di ville nelle città e nei borghi del Tigullio, sono state realizzate decorazioni architettoniche alla "genovese", con effetti  "trompe-d'oeil" e con una tecnica artistica  tramandata da generazioni.
   Gli edifici di Villa Rocca a Chiavari, villa Durazzo Centurione a S. Margherita Ligure, Villa Balbi a Sestri Levante e di Villa Tigullio a Rapallo  (per fare solo qualche esempio) rimandano ad una storia, analoga  ai Palazzi dei Rolli di Genova.

Bartolomeo Bianco, Palazzo Rocca, Chiavari, 1629-1635.
(Foto di E. Panzacchi) 

   Un fondamentale contributo alla conoscenza rimane il convegno svoltosi a Genova nel 1982, sotto la presidenza di Giulio Carlo Argan, in occasione della mostra Genua Picta. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte (Genova 1982), nel quale era messa a punto la conoscenza di un patrimonio peculiare della Liguria, consistente nella prassi di decorare le facciate dei palazzi [1].
   Raggiunto il punto massimo della produzione artistica nel XVIII secolo, la decorazione muraria si mantenne fino agli inizi del XX secolo, rappresentata da noti pittori come Luca Cambiaso (1527-1575), Andrea Semino (1525-1595), Domenico Piola (1627-1703), Gregorio De Ferrari (1647-1726), Nicolò Barabino (1832-1891), Giovanni Quinzio (1832-1918), Luigi De Servi (1863-1945) e da tanti decoratori che, oltre alla preparazione accademica, avevano maturato per anni l'esperienza di bottega e di cantiere.  
    Dagli anni Trenta del secolo scorso il Movimento Moderno internazionale e il Razionalismo italiano sostennero un rapporto dialettico con la tradizione: si diffusero l'uso di nuove sostanze coloranti, la sperimentazione e l'applicazione di nuove tecniche decorative [2]

Palazzo, civ 20, P.zza Roma, Chiavari,1925.
 (Foto di E.Panzacchi)
  
   Negli ultimi decenni l'attenzione si è focalizzata soprattutto sul bisogno di restauro conservativo, per fronteggiare e contenere il deterioramento, provocato dagli agenti atmosferici e inquinanti, delle superfici dipinte e degli ornati di edifici storici.
      Nel 2014 è stato organizzato a Chiavari il convegno "Il recupero delle facciate decorate di Chiavari", collegato alle linee programmatiche di costruzione del PUC.
  Tra i "pittori di facciata", attivi a Genova nella seconda metà del secolo scorso, emerge Giacomo Parodi, detto "Gin" (Genova, 1914 - 2008). Egli, insieme con un gruppo di collaboratori, tra i quali la sua allieva Silvana Ghigino, ha ripreso a dipingere secondo l'antica tradizione, proponendo, presso l'Accademia Ligustica delle Belle Arti e la Scuola Edile di Genova-Borzoli, percorsi didattici e formativi per decoratori [3].


Palazzo, civ. 18 P.zza Mazzini, Facciate recuperate di recente, Chiavari.
(Foto di E. Panzacchi)


Note:
                                                                              


[1] cfr. ROTONDI TERMINIELLO, FARIDA SIMONETTI, Facciate dipinte:conservazione e restauro: atti del convegno di studi, Genova, 15-17 aprile 1982, Genova, Sagep, 1984, pp. 335. 
[2] Esiguo il numero dei decoratori di facciata rimasti attivi nella seconda metà del secolo scorso. Fra questi: Giovanni Franceschetti (S.Margherita Ligure), Luigi Burlando (Sori), Renzo Furlan e Maurizio Vaccarezza (Chiavari).   
[3] Per informazioni ed approfondimenti cfr. GHIGINO SILVANA, La realtà dell'illusione. Teoria e pratica nella decorazione dipinta, Torino, ed. Hoepli, 2006, pp. 271;il periodico "LUME & relume" [a cura di Silvana Ghigino], A.P.S. Accademia Gin Parodi. La rivista è scaricabile dal sito www.accademiaginparodi.it ; cfr. anche il sito della rivista on line di critica, teoria e pratica della decorazione e dell'ornatistica www.faredecorazione.it




giovedì 7 luglio 2016

La pavimentazione di Piazza N. S. dell'Orto a Chiavari




       L'intervento di basolatura in pietra arenaria nella piazza di N. S. dell'Orto - approvato  all'interno del nuovo piano urbanistico comunale di Chiavari - sta per essere portato a termine [1].
      Ho già avuto occasione di scrivere sulle motivazioni storiche e artistiche che hanno caratterizzato l'origine dei manufatti costruiti e collocati in questo sito [2].

Chiavari, Piazza di N. S. dell'Orto, marzo 2016, inizio dei lavori di basolatura.

      Il previsto mosaico a rissêu, nella porzione della piazza prospiciente il pronao esastilo della Cattedrale - impropriamente definito sagrato - è stato giudicato inadatto per questo tipo di edificio.
     Si è scelto un intervento di più largo respiro per riqualificare la piazza e collegarla al sistema urbano. In pratica si è reso evidente un percorso che, dalla Stazione ferroviaria, percorrendo Via delle Medaglie d'Oro e Via della Cittadella, conduce nel centro storico.
       L'obiettivo dell'opera è il superamento graduale della contemporanea presenza del traffico veicolare con quello pedonale intorno al monumento di Vittorio Emanuele II e nell'area antistante la Cattedrale. Ovviamente, ciò implicherà delle variazioni alla viabilità che interesseranno non soltanto la piazza, ma anche le vie limitrofe.
       La nuova superficie della piazza ha assunto il tono grigio-argenteo della pietra arenaria, estratta nelle cave di Bedonia in Val di Taro, lavorata in basoli che si sono integrati con quelli dei lastricati eseguiti in passato.
        Con riferimento al rilievo planimetrico del 1854, la piazza è rimasta chiusa a sud, dalla Stazione ferroviaria, oltre il parco pubblico e aperta a ovest, sullo sfondo delle colline delle Grazie [3].


Chiavari, Piazza di N. S. dell'Orto, planimetria della città di Chiavari, 1854.

        La percezione visiva dei rapporti di spazialità - modificati rispetto agli edifici affacciati sul lato nord e su quello est della piazza - dà all'osservatore l'impressione di un risalto maggiore e, con la nuova illuminotecnica, un effetto scenografico.


Chiavari, Piazza di N. S. dell'Orto, luglio 2016, stato di avanzamento dei lavori.


Note:
                                                                    

[1] Il progetto è di Claudio Vaselli. La ditta esecutrice dei lavori è S.I.M.E.S Tigullio s.r.l. La superficie interessata dall'attuale intervento è di ca. mq. 1000.
[2] cfr. artigullia.blogspot.it  09/05/2014 e 18/09/2013
[3] Lo spostamento della linea ferroviaria a nord - proposto nel 1934 dall'arch. Gaetano Moretti  - è stato disatteso. La realizzazione dei Viale delle Palme a ovest - già prevista dall'ing. Riccardo Questa nel 1894 - è stata eseguita negli anni Trenta del secolo scorso.


domenica 5 giugno 2016

Lo spettacolo di Vittorio Sgarbi al Teatro Cantero di Chiavari



Storia e affabulazione sulla vita e la pittura di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571 - 1610)




     La conclusione della terza edizione del Festival della Parola di Chiavari (29 maggio 2016) è stata contrassegnata dallo spettacolo di e con Vittorio Sgarbi. Il popolare critico della storia dell'arte ha intrattenuto il pubblico per più di due ore sulla vita e sulle opere del celebre pittore lombardo. La narrazione - alternata dalla musica dal vivo di Valentino Corvino -  è stata corredata dalla scenografia di Tommaso Arosio e dalla regia di Angelo Generali. 


      Sgarbi ha ricordato il contributo fondamentale  alla conoscenza e alla rivalutazione internazionale di Caravaggio offerto dal più grande critico d'arte del secolo scorso, Roberto Longhi, e le ampie rassegne organizzate in Palazzo Reale a Milano: Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi (1951) e I pittori della realtà in Lombardia (1953). 

     Sul palcoscenico Sgarbi ha trasfigurato la biografia del Caravaggio e i suoi quadri più significativi (circa la metà della sua opera) in fatti di straordinaria contemporaneità. Ha iniziato con  Pier Paolo Pasolini, confrontando i ragazzi di strada dei suoi film e i giovani plebei ritratti nei dipinti; poi i soggetti a tema religioso, La morte della Vergine e La conversione di S. Paolo, colti dall'artista nel momento in cui l'evento accade, come lo "scatto" del reporter fotografico. Ha proseguito con la seconda versione della Cena in Emmaus che, dopo l'omicidio, ha segnato una svolta. In conclusione due dipinti: Giuditta e Oloferne e Lo scudo con testa di Medusa, connessi al tormento del pittore che identifica se stesso carnefice e la sua vittima. Tutto questo intervallato dalla "musica di Caravaggio", eseguita da Valentino Corvino e ricavata dagli spartiti rappresentati nei suoi quadri. 



    Da notare l'entusiasmo che ha suscitato nel pubblico questo spettacolo, la soddisfazione degli organizzatori per l'ospite eccellente, nonché il compiacimento degli amministratori locali per le sue dichiarazioni sulla città di Chiavari: "tra i borghi più belli" [1].

        Così Vittorio Sgarbi, già alla fine degli anni '80 del secolo scorso,  descriveva la 'città dei portici'.


"Chiavari merita una visita attenta. Io vi ero attratto da una libreria antiquaria Flumen Dantis, che riuscii a vedere soltanto dall'esterno, in un palazzo le cui finestre aperte rivelavano scaffali misteriosi e ben ordinati. Ero arrivato il giorno prima per presentare un mio libro al festival dell'Unità, invitato da due gentili amici librai. Con loro visitai la città; ricordo oltre alle chiese (la solenne Cattedrale con tele Orazio De Ferrari e sculture di Anton Maria Maragliano, San Giovanni Battista con tele di Fiasella e di Giovanni Battista Carlone, l'Oratorio dei Filippini e la sconsacrata chiesa di S. Francesco), alcuni palazzi ancora dotati di quadrerie che vanno quindi segnalati come insiemi, più che l'importanza di un singolo quadro. Il Palazzo Torriglia, dai bei balconi, dove ha sede l'Azienda autonoma di soggiorno e turismo, il Palazzo in via Ravaschieri, che ospita la Società Economica; e più grande e sontuoso, il Palazzo Rocca, già Costaguta".[2] (...)


Note:
                                                                                 

[1] BADINELLI D. Visita di Vittorio Sgarbi a Chiavari: "Tra i borghi più belli", in il Secolo XIX, Genova, 01/06/2016

[2] SGARBI V. Palazzo Rocca Chiavari (Genova), in Tesori della Liguria visti da Vittorio Sgarbi, Genova, il Secolo XIX, s.d., scheda n. 31.


venerdì 29 aprile 2016

La pittura di Mario Rocca per la vetrina del Caffè Bocchia di Chiavari


      È accattivante la sinestesia di colore e di sapore nella vetrina del Caffè Bocchia a Chiavari di Mario Rocca (Chiavari, 1951). 

      Su un foglio di carta da spolvero bianca ha dipinto  -  in blu oltremare, smorzato di azzurro - le arcate degli antichi portici, campeggiate da figure umane, arredi, suppellettili e mercanzie. Sullo sfondo, nell’interno del locale, s’intravedono i contenitori di caffè. In primo piano, sopra il verde prato, è collocata l’ampia esposizione dei prodotti dolciari di Bocchia [1].


M. Rocca, Caffè Bocchia, P.zza Matteotti, Chiavari, dipinto su carta, 2016
(Foto di E. Panzacchi)
     
    È un vero e proprio documentario, in cui l’interiorità dell’artista è resa visibile dalla proposta pratica veicolata dal colore, il blu. I passanti e gli avventori possono vedere e riconoscere, in questa vetrina, la inconfondibile impronta della sua personalità.

   Mario Rocca si è formato all’Istituto Statale d’Arte di Chiavari, sotto la guida di pittori rinomati, come Vittorio Ugolini e Adriano De Laurentis. Il suo percorso artistico si è sviluppato nell’ambito della pittura e dell’incisione.  Ha esposto le sue opere in molte personali e collettive. Nel 1990 ha ricevuto il premio “Turio Copello” di Chiavari. È terminata in questi giorni l'esposizione di alcune suoi dipinti nella collettiva "Black and White", presso la galleria Arte Studio di Genova [2].




  Note:
                                                      

[1] cfr. www.bocchiacaffe.it
[2] cfr. G. Beringheli,(2013), Dizionario degli artisti liguri 2013, De Ferrari, Genova.

domenica 3 aprile 2016

Quattro monumenti storici per il Giubileo nel Tigullio


    
    Per il Giubileo straordinario, la chiesa locale di Chiavari - a cura dell'Ufficio Beni Culturali della Curia Vescovile - ha organizzato un corso di formazione su "Le mete del Giubileo nel Tigullio iconografia culto tradizioni". Per il luogo delle lezioni - svolte da liturgisti, architetti e storici dell'arte – sono state scelte quattro chiese: la Cattedrale di N. S. dell'Orto (13 marzo alle ore 15:00), la Basilica di S. M. di Nazareth (10 aprile alle ore 15:00), il Santuario di N. S. di Montallegro (24 aprile alle ore 15:00), e di N. S. della Guardia in Velva (22 maggio alle ore 15:00).


    Questi edifici di culto evocano in origine dei “luoghi”, le cui proprietà sono intrinsecamente collegate, in senso lato, a valori culturali. La stessa collocazione territoriale offre una prima chiave di lettura: a Chiavari, in piazza della Marina, fuori le mura del Castello; a Sestri Levante, sull’istmo della penisola; a Rapallo, sul monte Lete, poi Allegro (oggi Monte Rosa) e a Castiglione Chiavarese, sul valico di Velva.

 Sotto il profilo architettonico esterno essi appartengono a costruzioni eclettiche dell'Ottocento, con tendenza al "revivalismo": forme neo-classiche nel pronao della Cattedrale di Chiavari e della Basilica di S. M. di Nazareth a Sestri Levante, rinascimentali nel protiro e nella facciata del Santuario di N.S. della Guardia in Velva; forme neo-gotiche nella facciata del Santuario di Montallegro a Rapallo.  


    La chiesa di N. S. dell'Orto a Chiavari fu costruita nel periodo 1613-1633, nel luogo dove, sul muro di una piccola edicola, nel 1493 il pittore Benedetto Borzone dipinse un'immagine votiva, raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano. Il pronao fu eretto nel periodo 1841- 1907 su disegni di L. Poletti e R. Questa. Nell'interno - diviso in tre navate, decorato plasticamente in forme neo-barocche nel 1909-1910 - sono conservate opere di pittura, di scultura, arredi e suppellettili liturgiche di valore storico ed artistico. Le varie fasi progettuali e di realizzazione della chiesa sono state riesaminate, documentate e descritte recentemente da G. Algeri [1]


La lezione di G. Algeri in Cattedrale di N.S. dell'Orto, interno della chiesa, 13-03-2016.
(Foto di E. Panzacchi)
   La chiesa di Santa Maria di Nazareth a Sestri Levante fu edificata nel periodo 1604-1616 - su disegno di G. B. Carlone - nel luogo in cui era già una cappella risalente alla seconda metà del XIV sec.  Nel periodo 1837-1840 fu aggiunto Il pronao su progetto di G.B. Prato, sul modello di restauro esterno della Basilica genovese della Santissima Maria Annunziata del Vastato. Nell'interno - diviso in tre navate - sono custodite pregevoli opere di pittura e di scultura.

   La chiesa di N. S. di Montallegro a Rapallo fu eretta - dopo l'Apparizione del 2 luglio 1557 - nel periodo 1558-1559, nel luogo dov'era custodita una piccola icona lignea (proveniente da Ragusa, l'attuale Dubrovnich), raffigurante la Dormitio Virginis. La chiesa fu ampliata nel 1640 e,  nel periodo 1882-1896, fu dotata di una nuova facciata, su progetto di L. Revelli. Nell'interno a navata unica, oltre alla succitata tavoletta, sono conservate opere di pittura e numerosi ex-voto. 

    La chiesa di N. S. della Guardia a Castiglione Chiavarese fu costruita nel periodo 1892-1895 per volere della popolazione. Vincenzo Persoglio, parroco di S.Torpete in Genova, si interessò presso la curia, di procurare il progetto. Fu incaricato l'architetto M. Dufour che prese a modello la facciata dell'antica chiesa genovese di S. Benedetto al porto del XII sec. Nell'interno del santuario è conservato il primo gruppo ligneo della Madonna della Guardia, realizzato durante l'edificazione, da Antonio Canepa.


                                                        

[1] cfr. G. Algeri, La Basilica della Madonna dell'Orto, Internòs, Chiavari 2010, pp. 188.

   
                    

lunedì 7 marzo 2016

L'Asilo Infantile di Chiavari, un edificio di interesse culturale

La storia ed il recente restyling interno del secondo piano

    Senza interventi strutturali, l'interno dell'edificio dell'Asilo Infantile di Chiavari - ex-sede per oltre un secolo del liceo classico "F. Delpino" - è stato riattato recentemente per offrire lo spazio ad una nuova attività denominata "WyLab" (incubatore di imprese dedicate alle applicazioni digitali ed ai servizi legati al mondo dello sport) [1].

Asilo Infantile di Chiavari, Chiavari, Via Delpino 7, P.zza Della Torre, Seconda metà del XIX sec.
(Foto di E. Panzacchi)

    L'edificio - ubicato presso il centro storico della città in Via Delpino 7, prospiciente a piazza Della Torre e al palazzo delle Scuole Pie - fu costruito nella seconda metà del XIX secolo su iniziativa della Società Economica di Chiavari, con il contributo di numerosi benefattori privati, per dotare la città di una struttura educativa per i bambini [2].

    Il progetto dell'edificio è di Riccardo Questa (Chiavari, 07/08/1852 - ivi 02/01/1928), ingegnere attivo a Chiavari dal 1880 [3].


F. Falcone, Testa di R. Questa, Cimitero Monumentale di Chiavari, rilievo in bronzo, siglato "F.F" a dx. 1928 (?)
(Foto di E. Panzacchi)

      Il fabbricato è posto su un'area di 1650 mq. con un volume formato da tre corpi, uno centrale e due laterali, perpendicolari al primo, che visti dall'alto, disegnano una pianta a forma di H. Esso rappresenta oggi un interessante esempio di edificio ad uso sociale realizzato secondo le tecniche e le tipologie dell'eclettismo ottocentesco, nonché il segno dello sviluppo urbano della città [4].

      Dal 1924 al 1962 lo stabile fu la sede dell'Istituto Tecnico Statale "In Memoria dei Morti per la Patria" di Chiavari e dal 1911 al 2014  del Liceo Classico "Federico Delpino"  [5]. In anni più recenti esso ha ospitato alcune edizioni della Mostra del Tigullio, la sede distaccata di uffici comunali e dell'associazione Circolo G. Fanin; varie associazioni culturali e sportive, e - dagli anni Ottanta al 2003 - lo studio del pittore Adriano De Laurentis. 

    Attualmente l'edificio ospita la Scuola Paritaria per l'Infanzia "Della Torre", gestita dall'Associazione Asilo Infantile di Chiavari (primo piano) e la nuova struttura di WyLab (secondo piano).


M. Bertetta, WyLab, sala riunioni, 2016. (Foto di E. Panzacchi)

    Il restyling interno del secondo piano ha avuto cura, da un lato di conservare tutti gli elementi connotativi dell'edificio (gli infissi, i pavimenti, i caloriferi e le lavagne in ardesia di un secolo fa), dall'altro di recuperare gli ambienti (il corridoio, la terrazza, le aule, i bagni), dotandoli di nuovi impianti e nuovi arredi. In particolare la struttura è in grado di offrire 150 postazioni dedicate, due sale riunioni, una sala break, una sala relax, una terrazza, uno spazio networking e un'aula corsi al piano terra.


M. Bertetta, WyLab, ufficio, 2016. (Foto di E. Panzacchi)

    
 Note:
                                                                                     

[1] L'iniziativa è stata promossa da Antonio Gozzi (ceo di Fiderco Group, presidente di Federacciai e della società calcistica albiceleste del Tigullio Virtus Entella). Il progetto del restyling interno del secondo piano dell'edificio è stato curato da Marco Bertetta.

[2] Tra i fautori dell'opera vi furono Davide Gagliardo, Vittorio Botti, Giuseppe Bontà, Giuseppe Raffo, Alessandro Negri di Sanfront, Pietro Badaracco, le famiglie Turio, Bancalari, Podestà e Chiarella. cfr. G. G. Viarengo, Chiavari, Internòs, Chiavari 2013, p. 104. 
La fondazione dell'istituzione risale al 1847 con Regio Decreto del 30 ottobre. L'asilo avviò le attività presso l'ex convento di S. Francesco, poi si trasferì in un piccolo fabbricato, con accesso dalla strada del Corsetto (l'attuale via Vinelli), infine si stabilì  in Via Delpino 7. cfr. M. Lamponi, Le strade di Chiavari, G. Mondani, Genova 1987, p. 36.
Nel 1861 il prof. F. Chiarella - Presidente della Società Economica e Direttore delle Scuole Tecniche di Chiavari - compose l'inno per L'Asilo Infantile di Chiavari. cfr. F. Chiarella, L'Asilo Infantile di Chiavari, Tip.Quintino Scalpelli, 1862.

[3] cfr. M. Lamponi, ibid. p. 36; Viarengo, ivi p. 105. Quest'ultimo dà notizia dei progetti di R. Questa per la città di Chiavari. Essi sono: nel 1925 l'Albergo Moderno in C.so Assarotti, nel 1913 il Palazzo Simonetti in C.so Dante, nel 1911 il Banco di Sconto in Via delle Vecchie Mura (oggi del Banco Popolare di Chiavari) e nel 1913 il Villino Segale in via Tripoli. cfr. G.G. Viarengo, ivi p.201- 202- 205- 212.
Le altre notizie, riguardanti la sua attività e le sue opere per la città di Chiavari, sono: nel 1885 il progetto della zona tra C.so Grimaldi e il Rupinaro, nel 1888 il palazzo dell'Istituto Assarotti in C.so Millo, nel 1903 il progetto della variante al piano edilizio, nel 1906 il progetto esecutivo della circonvallazione a monte, nel 1881 il progetto esecutivo del pronao della Chiesa- Santuario di N. S. dell'Orto, dal disegno dell'ing. Luigi Poletti, risalente al 1835. cfr. V. Bertiati, F. Canale, F. Delmonte, La Quadreria, in V. Bertiati (a cura di) Riccardo Questa, Busco, Rapallo 2001, p. 119. Egli dà notizia anche dell'attività pittorica di R. Questa (senza riferimenti). Nel catalogo della Quadreria: "Via Ravaschieri",dipinto a tempera su tela, cm. 66 x 39, datato 1895, donato dall'autore (R. Questa) alla Società Economica di Chiavari. cfr. V. Bertiati, F. Canale, F. Delmonte, ivi, p. 69.
Sul completamento del disegno di L. Poletti cfr. L. Sanguineti, Nostra Signora dell'Orto.Storia documentata del suo Santuario in Chiavari e della diffusione del culto, Rapallo 1955, p. 280; poi P. R. Spiazzi, Nostra Signora dell'Orto. Storia documentata della devozione e del Santuario, Rapallo 1994, p. 287, 288. Tutto ciò è riportato anche da G. Algeri. cfr. Giuliana Algeri, La Basilica della Madonna dell'Orto, Chiavari, 2010, p.77. Inoltre a R. Questa ella ascrive nel 1893 il disegno dell'incorniciatura marmorea dell'altare del Crocifisso, alla testata destra del transetto della medesima Chiesa, divenuta Cattedrale. cfr. G. Algeri, ivi, p. 93 - 94.

[4] Per la descrizione particolareggiata dell'edificio cfr. arch. Alberto Parodi, Relazione storico-artistica, Genova 03/12/2013, allegata al Decreto  di Vincolo Architettonico della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, Genova 21/03/2014.

[5] Il 18/12/1920 l'Assemblea dei Soci della Società Economica di Chiavari deliberava la fondazione di un istituto tecnico e il 06/04/1922, la Presidenza avviava la pratica.  La risposta del Ministero per l'Istruzione fu negativa, poiché ai sensi dell'art. 2 del R.D. n. 1054 del 06/05/1923, era necessario un provvedimento legislativo. Di conseguenza la Società Economica istituì per l'anno scolastico 1923/24, una scuola privata e organizzò la sua sede presso L'Asilo Infantile di Chiavari. Nel 1924 essa ebbe il riconoscimento richiesto di Istituto Tecnico Statale, intitolato "In Memoria dei Morti per la Patria" (R. D. n. 1700 del 16/10/1924). 
Tra il 1737 e il 1741 i coniugi  G. B. Della Torre di Chiavari legavano parte dei loro beni per la fondazione di un collegio per ragazzi. Grazie all'opera dei padri Scolopi, nel 1749 fu istituito il Ginnasio. Esso ebbe riconoscimento ufficiale nel 1817 con Regio Decreto. Nel 1863  fu trasformato in Liceo pareggiato e convertito nel 1909 in Liceo Governativo (G.U. n. 31 del 1910), intitolato a "Federico Delpino" con Regio Decreto (G.U. n. 95 del 24/04/19109). Nel 1911 la sede fu trasferita dal Palazzo delle Scuole Pie, nel secondo piano dell'Asilo Infantile, con ingresso laterale in Via Davide Gagliardo. 
Per ulteriori notizie sulle istituzioni scolastiche in Chiavari cfr. S. Ganci, La Fisica nell'800 in Chiavari, Atti del XXV Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell'Astronomia, Milano, 10-12 novembre 2005. Egli, in un primo articolo, pubblica una pianta dell'edificio risalente all'epoca della fondazione dell'istituto tecnico (1920-1924). cfr. S. Ganci, Costruttori di apparecchiature di Fisica in Chiavari tra la seconda metà dell'800 e la prima metà del '900, in "Quaderni di Storia della Fisica", 2003.


Ringraziamenti:
Desidero ringraziare Botto Gladys (Biblioteca Società Economica di Chiavari), Perazzo Doretta e Pittingolo Maria (Comune di Chiavari), Solari Alberto (Associazione Asilo Infantile di Chiavari), Isetti Mons. Can. Francesco e Trovato Can. Gianluca (Curia Vescovile di Chiavari) per la cortesia e l'aiuto fornito.








mercoledì 3 febbraio 2016

La mostra fotografica “Paesaggi e Prospettive” al Castello sul Mare di Rapallo


   Non si poteva immaginare nulla di più adeguato e, al tempo stesso coinvolgente, per  un evento dedicato alla fotografia d’arte e/o di ricerca, delle sale dell’antico Castello sul Mare di Rapallo.  

Rapallo, Castello sul Mare, Mostra fotografica "Paesaggi e Prospettive",  Un gruppo di visitatori.
(Foto di E. Panzacchi)
    
   Inaugurata lo scorso 23 gennaio, continua la mostra fotografica "Paesaggi e Prospettive", fino al 14 febbraio. È una collettiva di autori impegnati in ricerche nel campo della fotografia di "paesaggio" che interpretano nelle sue varie forme e nei suoi molteplici aspetti, riguardanti anche il territorio del Tigullio [1].
     Le loro opere evidenziano delle caratteristiche che il viaggiatore a volte non riesce a cogliere per una sua natura poco incline a porsi in un punto di vista prospettico diverso dal consueto. 
Pieghevole della mostra, particolare (Foto-riproduzione di E. Panzacchi)
     
    La mostra – allestita dal Polo Fotografico di Genova, sotto la direzione artistica del Prof. Giancarlo Pinto della Facoltà di Architettura di Genova con la collaborazione di Cristina Ardito, coordinatrice del Castello sul Mare di Rapallo - sarà visibile  (ingresso gratuito) nei giorni di venerdì, sabato e domenica: dalle ore 15.00 alle ore 18.00. 
      Gli espositori e i loro soggetti sono: Mark Cooper Earthscapes. Caterina Bruzzone Liguria, emozioni sul mare. Paola Bernini Vicoli, viottoli, creuze. Andreina Cambiaso Abitazioni e colori. Antonietta Preziuso Paesaggi sul cammino.  Francesca Donadini Crepuscolo e notturni.
    Il visitatore non può rimanere indifferente alle emozioni suscitate da uno "scatto" in una luce particolare, allo stupore e al fascino per l’effetto prodotto con una determinata tecnica o, ancora, allo studio di un soggetto in un’inquadratura che consente di ricostruirne la storia. 
    Ciascun espositore offre un'interpretazione personale del "paesaggio": a prova di talento e lunga esperienza (Caterina Bruzzone e Mark Cooper), con forte passione e "scuola" (Paola Bernini, Andreina Cambiaso, Antonietta Preziuso e Francesca Donadini), ex allieve nel corso tematico di perfezionamento e di aggiornamento professionale in Fotografia, Architettura e Paesaggio, presso la Facoltà di Architettura di Genova.
   

Note:
                                                                            
[1] vedi Caterina Bruzzone, "Sassi a Riva" (Riva Trigoso) - Sestri Levante; Paola Bernini, S.Pietro, Zoagli; Francesca Donadini, Antico Castello di Rapallo - Rapallo.
              


venerdì 22 gennaio 2016

Il Vescovo di Pavia consacrato davanti all'altare maggiore della Cattedrale di N.S. dell'Orto in Chiavari


     L'altare maggiore della Cattedrale di N.S. dell'Orto in Chiavari - così come si presenta oggi all'osservatore -  è il risultato di uno sviluppo storico ed artistico iniziato nella prima metà del XVII secolo.
     Nel 1624 fu redatto un primo contratto tra Achille Costaguta, in rappresentanza dei fratelli Ascanio e Prospero, committenti dell'altare monumentale, e Giuseppe Ferrandino. Nel 1627 fu presentato il progetto  che, negli anni successivi (1627 - 1632 ca.), fu realizzato  da Giuseppe e Giovanni Battista Ferrandino, scultori.  
G. e G. B. Ferrandino, Cattedrale di Chiavari. altare maggiore, 1624-1632 ca.
(Rriproduzione da cartolina, 1950 ca.)
      Importanti contributi alla conoscenza sono stati offerti da Fausta Franchini Guelfi  con la ricostruzione biografica dei Ferrandino e da Giuliana Algeri con la rappresentazione della Basilica di N. S. dell'Orto.  
       G. Algeri scrive:
(...) " L'altare in marmo bianco alternato a verde di Polcevera, rosso di Francia e arricchito inoltre da intarsi in alabastro, si articola secondo l'uso tradizionale in tre parti principali, ciascuna delle quali risulta tuttavia amplificata mediante la duplicazione di ogni elemento compositivo. Così al basamento vero e proprio in marmo bianco, decorato solo dagli stemmi della famiglia, si sovrappone un'altra fascia intarsiata a motivi geometrici su cui poggiano le colonne laterali - due per parte - in marmo verde di Polcevera; analogamente il fastigio propone un doppio timpano spezzato che reca al centro una cartella con la figura di Dio Padre. La parte centrale dell'imponente "macchina" marmorea è occupata da un rilievo con sei angeli che sorreggono una cornice all'interno della quale è contenuta l'immagine miracolosa della Madonna dell'Orto, che i Costaguta avevano ottenuto di collocare sul proprio altare. (...) [1]
    Nel progetto della nuova sistemazione del presbiterio,  secondo le indicazioni contenute nei documenti post-conciliari della Chiesa Cattolica,  nel 1982 la Curia di Chiavari, in accordo con il Capitolo della Cattedrale, affidò a Pietro Solari, scultore (Chiavari, 13 marzo 1910 - Lavagna, 22 luglio 1992) l'incarico di realizzare il paliotto dell'altare "versus populum".


P. Solari, Cattedrale di Chiavari, altare maggiore, paliotto, panello frontale in bronzo, 1982.
(Foto in b/n di E. Panzacchi)

      I temi scelti e rappresentati per l'opera sono ispirati e tratti dalle Sacre Scritture. Essi sono: la Predicazione di Cristo e l'Ultima Cena  nel panello centrale; Il sacrificio di Isacco e la Crocifissione nei panelli laterali.[2]

P. Solari, Cattedrale di Chiavari, altare maggiore, paliotto, panelli  laterali, in bronzo, 1982.
(Riproduzione dalla rivista La Madonna dell'Orto, Rapallo n1-2 gennaio-giugno, 1983, pag.16.)
      U. Carreca ha scritto:
(...) " Opere bronzee come bronzei sono i nuovi rilievi che ornano da qualche giorno l'altare maggiore del nostro maggiore tempio. Vi figurano nella parte centrale la predicazione di Cristo in Galilea e l'ultima cena con gli apostoli; nei lati, a sinistra il virtuale sacrificio di Isacco figlio di Abramo e a destra la dolorosa pagina finale della vita terrena del Salvatore: la Crocifissione. Sono tutti pannelli in finissimo bronzo, in una perfetta fusione" (...) [3]



Altare maggiore della Cattedrale di Chiavari, la Consacrazione episcopale di Mons. C. Sanguineti, 9 gennaio 2016.
(Foto di E. Panzacchi)



                                                           
Note:

[1] cfr. G. Algeri, Giuseppe e Giovanni Battista Ferrandino, (a cura) di L. Pessa e C. Montagni La chiesa di san Francesco e i Costaguta, (catalogo della mostra), Genova, ed. Sagep, 1987, pp. 105-106; G. Algeri, La Basilica della Madonna dell'Orto, Chiavari, ed. Internòs, 2010, pp. 41 - 43; 106.
[2] cfr. Genesi, XXII,1-18; Esodo, XII, 8-14; XIII, 14-16; Deuteronomio, XXVI; Giovanni, 6, 60-69; Giovanni, 19, 17-22.
[3] cfr. U.Carreca L'altare nuovo nel duomo di Chiavari, in La Madonna dell'Orto, (la rivista della Cattedrale), Rapallo, n 1-2 gennaio-giugno 1983, p.15.