Spunti metodologici

 



GLI ARCHETIPI NELLE ARTI ICONICHE



Gli 'archetipi' si possono definire come una forma di energia indifferenziata che appare nella 'coscienza integrata' umana, attraverso una serie di immagini simboliche che la rappresentano 1.

Gli archetipi si riconoscono attraverso il loro manifestarsi, personale o storico (p.e. nella storia delle arti e nelle opere d’arte) in tutte le espressioni umane. Il contenuto di un’opera d’arte non viene attinto esclusivamente dalle idee, dai sogni dell’artista o dalle sue fantasie, ma ne è certamente parte integrante 2.

Nell’affresco di Michelagelo in Vaticano - la "Creazione di Adamo" [1]- è stato osservato che il gruppo di angeli attornianti la figura di Dio crea una sagoma incredibilmente simile all'immagine di una sezione sagittale del cervello umano. Si tratta di un’interpretazione fuorviante, oppure essa può essere collegata all’interesse dell’artista per l’anatomia 3, oppure all’influsso delle concezioni neoplatoniche che proclamavano l’unità dell’Uomo con Dio, attraverso un’ascesi di cui un gradino è l’intelletto?


1. Michelangelo Buonarotti, Il Giudizio Universale, (particolare) “La creazione di Adamo”, Roma, Cappella Sistina (Musei Vaticani), dimensioni 13,7 x 12,2 m. (1536 – 1541), affresco. 


Gli archetipi, a differenza degli altri simboli, evocano solo i momenti cruciali dell’esperienza umana che si articola, proprio come i simboli, in una forma di polarizzazione e di polivalenza, ovvero sono sperimentate come coppie di opposti, ed hanno una pluralità di sensi a seconda del simbolo con cui si manifestano. Essi parlano, tra le prime cose, di nascita, di morte e di ri-nascita; di forza, di progetti giovanili e di saggezza senile; di madre e  di padre; di maschile, di femminile e di rapporti con l’altro sesso; di Io cosciente, di Ombra inconscia e del Sé totale. Essi trattano di guerre e di vittorie o sconfitte; di errori fatali; di eroi o di nemici; di viaggi all’inferno o di armonie celesti; di traversate notturne, di draghi o mostri che ostacolano la vita e l’anima , ma anche di saggi e fate che ci aiutano nei momenti difficili. Inoltre ci parlano di forze e di immagini poderose della Natura e della Cultura: luce ed oscurità, fuoco ed acqua, sole e luna, vento e inondazioni, pianure fiorite e vallate, montagne e neve, colori, numeri e forme, musica e poesia.


1 Secondo la Psicologia Analitica di C.G. Jung gli archetipi sono i contenuti primordiali ed universali presenti nelle zone più profonde dell’inconscio collettivo.

2 L’iconologia si differenzia dall’iconografia, perché questa si occupa della descrizione dei temi presenti nell’opera d’arte, mentre l’iconologia ha lo scopo di interpretare gli stessi temi.

3 Sul finire del XV secolo, il pontefice Sisto IV (dal quale prende nome la Cappella Sistina) concedeva in una Bolla a tutti gli Istituti Universitari, di effettuare dissezioni sui cadaveri.


  Nella Cappella degli Scrovegni a Padova, Giotto interpreta il tema del “Compianto” [2]- come una storia di morte e resurrezione che nella composizione si traduce in un alternarsi di orizzontalità e verticalità. L’orizzontalità della morte, lascia il posto al corpo del Cristo sollevato in posizione obliqua. La diagonale della collina parte dal basso – la caduta che si è verificata – puntando in alto verso la resurrezione. “Ma, prossima al punto culminante dell’emozione, si trova la verticale conclusiva: possiamo vedere i due uomini che osservano in atto di tranquilla contemplazione. Al di là della tragedia temporale essi stanno ad indicare l’aspetto positivo del sacrificio, la stabilità della dottrina che dev’essere proseguita, e - nell’evidente rapporto che hanno con l’albero della resurrezione che sorge sopra le loro teste – l’immortalità dello spirito” 1.

2. Giotto di Bondone, “Il compianto sul Cristo morto”, Padova, Cappella degli Scrovegni, (1303 – 1305) affresco.


1Rudolf Arnhein, “Arte e percezione visiva”, Milano, 1962, p. 349.


2

    L’insieme di tutti gli archetipi indica ciò che ha arricchito  la psiche dell’uomo e ciò che egli ha conosciuto sull’umanità, su Dio e il Cosmo. Essi parlano di personaggi eterni, senza tempo, quelli dei grandi Miti (re e regine, streghe e orchi, labirinti e grotte incantate; delle Religioni e delle visioni dei santi; delle fantasie abnormi dei nevrotici o delle allucinazioni degli psicotici. 

   Quale significato si nasconde - nel dipinto di Rembrandt “La sposa ebrea” o “Rebecca e Isacco” (?)[3] - dietro il gesto protettivo con cui l'uomo cinge le spalle della donna ponendole una mano sul seno? L’abbraccio molto intimo sembra suggerire un legame amoroso tra i due. Ma chi potrebbe essere quell’uomo che s’intravvede nell’ombra dietro le spalle? Forse è Abimelec, re dei Filistei1?

1 cfr. Genesi 26, 6 - 10

3. Rembrandt “La sposa ebrea” o “Isacco e Rebecca” (?), Ansterdam, RijKsmuseum, dimensioni cm. 166,5 x 121,5, olio su tela (1667)

 

   Le chiavi di lettura e le interpretazioni della “Primavera” [4] del Botticelli sono numerosissime. Certamente il tema centrale del dipinto è l’amore e la bellezza. Tuttavia, i significati attribuiti sono molteplici. Essi sono derivati dalla tradizione iconografica classica, maturati attraverso la patristica medievale e sfociati nel neoplatonismo rinascimentale 1. I principali archetipi – presenti e rintracciabili attraverso l’analisi iconografica ed iconologica delle opere pittoriche - si ritrovano pure nei sogni studiati da C. G. Jung 2 e da altri ricercatori, che hanno preso le mosse dalla Psicologia Analitica junghiana. Essi sono: il puer aeternus (l’eterno Bambino), il senex (il Vecchio), la Persona, l’Ombra, l’Anima/Animus, la Grande Madre, il Sé, gli ibridi, il femminile ed il maschile. Il duplice significato di tutti i simboli viene posto in rilievo dall’inconscio del dipinto, che, appena affiora, fa sorgere, per associazione, nuovi simboli.

4. Sandro Botticelli. “Primavera”, Firenze, Galleria degli Uffizi, dimensioni cm. 314 x 203, tempera su tavola, (1482ca.) 


1 E.H. Gombrich, La storia dell’arte, 1950.

2 C. G. Jung, “L’analisi dei sogni” , 1909.

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