lunedì 26 agosto 2019

Luigi Santini pittore e scultore



   Un anno fa è venuto a mancare Luigi Santini pittore e scultore. La figlia Emanuela ha curato la mostra retrospettiva, "Una vita per l'arte Luigi Santini", tenutasi nello scorso mese di giugno, presso la splendida Villa Vicini a Zoagli (Ge). 

   Luigi Santini (Pieve di Campi, frazione di Borgotaro, Parma, 01/04/1932 - Zoagli, (Ge) 26/08/2018) fu pittore e scultore. Mosso fin da bambino da un'inclinazione naturale per il disegno, proseguì per tutta la vita, con tenacia e successo, l'attività artistica da autodidatta.


L. Santini, "Autoritratto", olio su tela, cm. 68 x 95, 1985,
(Foto di E. Panzacchi)

    Le origini contadine e le ristrettezze economiche non gli consentirono la continuazione agli studi. Dopo le elementari egli cercò subito un lavoro per guadagnarsi da vivere e per aiutare la famiglia [1].  


    Si trasferì a Zoagli, dove ebbe modo di fare i primi passi nell'ambiente artistico  e di incontrare Ulderico Giovacchini pittore, da cui attinse e condivise gli insegnamenti. 


L. Santini, "Scoiattoli che giocano vicino all'acqua", olio su tela, cm. 107 x 87, 1988.
(Foto di E. Panzacchi)

   Pur tendendo al 'Macchiaiolismo' l'operare di Luigi Santini non si ferma  agli schemi di questa corrente pittorica. Egli, con la propria sensibilità, tratta i colori, studia le forme, allargandone i confini e approfondendone i significati. I soggetti prediletti sono il paesaggio (il mare del Tigullio e la neve dell'Appennino ligure) e di genere  [2].

    Molte sue opere sono conservate in importanti collezioni italiane ed estere.


L. Santini, "Una pietra a forma di cuore", olio su tela, cm. 70 x 60, 1980,
(Foto di E. Panzacchi)

"Quando un pittore si mette a dipingere, in quel momento deve partire per il Cielo." (L. Santini) [3]


Note:
                                                                     

[1] Nel 1961 la prima mostra personale a Chiavari.
[2] cfr. Enciclopedia Universale d'Arte Moderna, Milano, Seda, 1971; Catalogo Bolaffi, Torino, 1972.
[3] cfr. Archivio di famiglia.


lunedì 22 luglio 2019

Restaurata l'arca della SS. Trinità nell'oratorio di Lavagna.

   

  Prima del XVIII secolo, nell'oratorio della SS. Trinità di Lavagna (Ge.), c'era un'arca processionale e una scultura lignea più piccola  - attualmente collocata nella nicchia dietro l'altare maggiore - dedicata al tema religioso della SS. Trinità. 

Bottega di A. M. Maragliano, SS. Trinità, 1733, legno scolpito e dipinto,
 h. max cm. 285, Lavagna, (Genova), Oratorio SS. Trinità.
(Foto di E. Panzacchi) 


   L'arca processionale appena restaurata fu commissionata al Maragliano dalla Confraternita nel 1733 e il complesso della SS. Trinità fu eseguito dalla sua bottega. Esso sarà ricollocato nella nicchia della parete destra [1]. 

     L'oggetto è costituito da sette elementi figurativi lignei policromi. Alcune parti sono dorate a guazzo con decorazioni a graffito. Progettato e realizzato appositamente per formare una cassa processionale [2].  

    La composizione piramidale - altezza massima 285 cm. - è formata alla base da una nube entro cui volteggiano degli angeli intorno al globo celeste. Sopra sono assisi il Padre e il Figlio; al vertice della piramide è apposto lo Spirito Santo, raffigurato da una  colomba avvolta da una raggiera dorata. 

    In entrambe le sculture, il problema iconografico del dogma trinitario fu risolto in un compromesso: tre figure antropomorfiche distinte, ma allo stesso tempo metaforiche, che singolarmente rimandano alla Sacra Scrittura[3]. Verosimilmente le prime due figure evocano la visione profetica di Daniele dell'Antico dei Giorni (Dio) e del Figlio d'Uomo (Cristo), cui si sovrappone la Colomba (Spirito Santo).
 Forti analogie sono state riscontrate (Di Girolamo, 2022) con la macchina sacra della SS. Trinitàascrivibile alla bottega di Giacomo Colombo (Este 1663 - Napoli 1730), conservata nella chiesa omonima di Popoli (Pe.) [4].  

    Sono stati ampiamente documentati, lo stato di conservazione dell'opera (prima), gli interventi (durante) e i risultati (dopo) il restauro [5]. 




Note:
                                                         

[1] cfr. Daniele Sanguineti, Anton Maria Maragliano, Sagep, 1998, p. 191, (doc.n. 63). Il 15 maggio 1733 il “sig. Antonio Maragliano” ricevette dai confratelli di Lavagna 1150 lire ”per la cassa”.
[2] In origine l'arca pesava 7 quintali. Successivamente fu alleggerita. Quest'anno - come fino al 1963 - è stata portata "a braccia", in processione.
[3] cfr. A.T., Daniele, 7, 9 - 14 ; N.T. Matteo, 3, 16 - 17; Marco, 1, 10 - 11; Luca, 3, 22; Giovanni, 1, 32 - 33.
Questo tema si presta ad una serie d’interpretazioni che derivano dai vari culti religiosi professati. La specie umana s’è posta, dagli albori della sua storia, le domande “chi siamo”, “da dove veniamo”, “dove andiamo”. Per questo motivo è necessario ordinare le idee, non solo su alcune questioni di carattere filosofico, ma anche sul fatto religioso. In ogni caso si deve considerare acquisito, che nel corso della storia di tutti i popoli, sono stati rinvenuti e si continuano a scoprire degli oggetti che rappresentano plasticamente e pittoricamente le divinità. Occorre dunque procedere con metodo nell’individuazione delle caratteristiche di tali oggetti.
Per evitare confusione è necessario chiarire innanzitutto di che cosa s’intende trattare: del volto degli dèi o di Dio in sé secondo la ricerca filosofica e la scienza teologica; del volto di Dio in base alla Rivelazione cristiana, oppure delle relative rappresentazioni plastiche che nel corso delle varie epoche storiche e nella preistoria, sono state prodotte. 
Per quanto riguarda le immagini sacre -  nell’ambito della cristianità latina ed orientale - deve essere acquisito pure lo stesso valore tra esse e la Sacra Scrittura. Il Dio invisibile s’è reso visibile, attraverso l’Incarnazione in Cristo, tanto che può essere rappresentato umanamente ed adorato anche nelle immagini. Per approfondimenti  cfr. A. Besancon, L'image interdite, Gallimard, 1994, pp. 698.
[4]cfr. Rosaria Di Girolamo, La teatralità dello spazio barocco. La Pentecoste di Bugnara (Aq) un inedito di Giacomo Colombo, 2022. 
[5] Il progetto d'intervento è stato curato dallo studio  Martino Oberto Studio Opere d'Arte dal 1950 di C. Campomenosi & M. Levoni.  







lunedì 20 maggio 2019

Maestri liguri fra '800 e '900 alla Galleria Arte Casa di Genova

   
   Tra i Maestri liguri della seconda metà del '800 e del primo '900, in esposizione alla LXXIX Mostra della Galleria Arte Casa di Genova (dal 11 maggio al 1 giugno 2019) anche quattro artisti che hanno vissuto e operato a lungo nel Tigullio [1]. Essi sono:

    Rubaldo Merello  (Isolato  Valtellina (SO) 1872 - S. Margherita Ligure (GE) 1922),  di cui viene presentata una indimenticabile veduta di S. Fruttuoso;

R. Merello, Rocce e mare a S.Fruttuoso, olio su tela, cm. 50 x 45,
 firmato in basso a sinistra, 1910 ca.


   Gaetano Previati (Ferrara 1852 - Lavagna (GE) 1920), con un capolavoro tra i più noti nel panorama artistico del periodo tra XIX e XX secolo;



Gaetano Previati, Passeggiata primaverile, olio su tela, cm. 50 x 67,
firmato in basso a sinistra, 1905 ca.


  Emanuele Rambaldi (Pieve di Teco (IM) 1903 - Savona 1968), con due dipinti: un paesaggio parigino e un soggetto di genere;


Emanuele Rambaldi, Ragazza con cesto di frutta, olio su tavola, cm 90 x 75,
firmato e datato 1929 in basso a sinistra.

   e Antonio Schiaffino (Il Camoglino) (Camogli (GE) 1879 - Genova 1968), con una raffinata ed elegante opera [2].

Antonio Schiaffino, Ragazza con il vaso, olio su tela, cm. 85 x 65,
firmato e datato 1927 in basso a sinistra.

  Quattro pittori liguri che, in un  contesto espositivo costituito da 45 opere di 38 artisti, rappresentano i movimenti significativi (Divisionismo, Futurismo e Novecento) dell'arte italiana tra XIX e XX secolo.



Note:
                                                             


[1] Catalogo della LXXIX Mostra Maestri Liguri fra Ottocento e Novecento, a cura di T. Pelizza e G. Goslino, Galleria Arte Casa, Genova, 2019, nn. di catalogo 24 - 35 - 36 - 42; riproduzioni pagg. 53 - 75 - 77 - 89.
  
In esposizione opere di: Cesare Bentivoglio, Santo Bertelli, Emilio Bocciardo, Sexto Canegallo, Enrico "Chin" Castello, Giuseppe Cominetti, Aurelio Craffonara, Armando Cuniolo, Gennaro d'Amato, Giovanni Battista Derchi, Berto Ferrari, Andrea Figari, Agostino Fossati, Alberto Helios Gagliardo, Luigi Garibbo, Federico Maragliano, Arturo Martini, Amedeo Merello, Rubaldo Merello, Guido Micheletti, Evasio Montanella, Ettore Morteo, Domingo Motta, Benedetto Musso, Plinio Nomellini, Eugenio Olivari, Eso Peluzzi, Giuseppe Pennasilico, Gaetano Previati, Emanuele Rambaldi, Ernesto Rayper, Oscar Saccorotti, Fausto Saccorotti, Giuseppe Sacheri, Antonio Schiaffino, Giovanni Solari, Antonio Varni e Alessandro Viazzi.



[2] Per le note biografiche rimando al Dizionario degli Artisti Liguri Pittori Scultori Ceramisti, incisori del Novecento, a cura di G. Beringheli, De Ferrari, Genova, 2012, pagg. 245 - 246 (R. Merello), pagg. 306 - 307 (G. Previati), pagg. 315 - 316 (E. Rambaldi) e pag. 347 (A. Schiaffino).






mercoledì 9 gennaio 2019

Vittorio Ugolini, la ricerca di una sintesi tra forma e colore




    E' stata inaugurata il 7 dicembre scorso nelle sale di Palazzo Rocca a Chiavari la mostra Vittorio Ugolini. Sono state selezionate cinquanta opere riguardanti i passaggi significativi della produzione artistica del pittore Vittorio Ugolini, partendo da fine anni ’30 del secolo scorso, fino ad arrivare ai primi anni 2000. Nel centenario della sua nascita, questa mostra è il frutto di un lavoro di ricerca di opere e di materiale documentale, raccolte in un volume con un approfondimento storico-critico di Leo Lecci testimonianze di A. Tassisto, M. Rocca [1].


    L'esposizione è stata organizzata dall'Associazione Culturale Tecnica Mista e sponsorizzata dal Comune di Chiavari, in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, l’Istituto G. Caboto di Chiavari e di Santa Margherita Ligure ed il Liceo Artistico Luzzati di Chiavari. Essa sarà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2019.


V. Ugolini, Composizione, 1958, olio su tela, cm. 100 x 74-
(Foto di E. Panzacchi)


   Nato a Bologna, Vittorio Ugolini (Bologna, 15/11/1918 – Chiavari, 22/04/2006) visse per un periodo a Milano, prima di trasferirsi a Chiavari (Genova), dove svolse la sua attività artistica e di insegnamento. Nel 1927 iniziò a frequentare la bottega di Sfondrini, pittore e decoratore locale. Nel 1939 si iscrisse al corso di disegno presso la Scuola del Castello Sforzesco di Milano e, successivamente, tra il 1940 e il 1942, frequentò l'Accademia di Brera. 
   
   Vittorio Ugolini fu uno dei maggiori protagonisti del rinnovamento della pittura italiana e ligure del secondo dopoguerra. Partecipò alle prime esposizioni del Movimento per l'Arte Concreta (MAC), fondato nel 1948 a Milano da A. Soldati, B. Munari, G. Dorfles e G. Monnet.

   Nel 1953, insieme agli artisti liguri L. Sturla, B. Sanguineti e R. Costa, fondò a Chiavari il "Gruppo del Golfo". Nel 1954  essi aderirono al  MAC. e parteciparono all'esposizione presso la Galleria B24 di Milano, riproposta a Genova, presso la Galleria S. Matteo, col titolo "Giovani pittori del Gruppo del Golfo".


V. Ugolini, Fiori e brocca, 1966, olio su tela, cm. 50 x 60.
 (Foto di E. Panzacchi)
    Dal 1953 al 1979 fu docente di disegno professionale e tecniche pittoriche presso l'Istituto Statale d'Arte di Chiavari. Nel contempo proseguì la sua ricerca artistica, contraddistinta dal suo carattere schivo, non portato a esporsi spesso in pubblico, ma sempre presente ad ogni evento.

     Nel 1954 partecipò al Premio Marzotto a Roma; nel 1966 vinse il Premio della Camera di Commercio, nel 1968 il Premio Bogliasco e nel 1986 gli venne assegnato il Premio Turio-Copello. In questo periodo partecipò pure a numerose collettive per la pittura informale (a Torino, Genova e Roma) e alle mostre dei pittori liguri (a Berlino, Monaco e Odessa).

     Nel 2002 alla Galleria genovese "Il Poliedro" fu allestita la sua prima mostra antologica.


V. Ugolini, Gabriella, 1966, olio su tela, cm. 100 x 70
(Foto di E. Panzacchi)
    Dalle esposizioni nel M.A.C. alla ricerca sul colore, dall'astrattismo geometrico al concretismo e al naturalismo informale con connotazioni liriche profonde, Ugolini fu uno dei pittori più importanti e attivi in Liguria, nonché poco conosciuti del secondo dopoguerra in Italia [2].


Note:
                                                                 

[1]  cfr. L. Lecci, Dalla sintesi geometrica all'informale: il percorso artistico di Vittorio Ugolini dall'esperienza del MAC al naturalismo astratto, in Vittorio Ugolini, Genova, ed. De Ferrari, 2018, pp. 11-17.

[2] cfr. G. Beringheli, Ugolini, l'arte oltre la pittura, in La Repubblica, Genova, 29/06/2013.