mercoledì 24 dicembre 2014

"Trame per la valle - Arazzi di futura tradizione" a Villa Cavagnari di Cicagna



     Nell'ambito del progetto dedicato ai "mezzari genovesi" è stata allestita a Cicagna un'esposizione dedicata all'arte tessile nel Tigullio, curata da Roberta Chioni. Inaugurata il 20 dicembre scorso, si potrà visitare fino al 24 gennaio 2015. Nei sabati 3, 10, 17, 24 gennaio 2015 saranno organizzate delle visite guidate.

     L'iniziativa - patrocinata dalla Società Economica di Chiavari - persegue l'obiettivo del "museo diffuso", interessando anche le sedi museali di Chiavari ("Nuove tinte per antiche storie" del Maestro Pier Canosa), di Gattorna ("Textura Lucis" dello studio fotografico Incantations di Genova) e di Lorsica (esposizione di mezzari dalla collezione inedita "Basevi Gambarana", a cura di Sara Arata e Ugo Buonasorte).

     
Palazzo Cavagnari, Cicagna, facciata, 2012 (dopo il restauro).
(Foto: Studio Arch. A. Costanzo)


      I mezzari (o mezzeri) sono teli di cotone di grandi dimensioni, decorati con fiori dai colori vivaci. Essi sono impressi a mano sul tessuto con matrici in legno. Al centro viene rappresentato spesso l' "Albero della Vita", come elemento significativo [1]. 

      Originario dell'India, il mezzaro (dall'arabo mi' zar che significa coprire, nascondere), arrivò in Liguria nel XVII sec. con i mercanti della Compagnia delle Indie. Successivamente fu introdotto nell'arredamento e nell'abbigliamento femminile. 


       Nel secolo scorso, sono stati  realizzati mezzari su disegno di artisti  noti, come Emanuele "Lele" Luzzati, Angelo Verardo, Flavio Costantini e Annamaria y Palacios

E. Luzzati, Il flauto magico, mezzaro
(Foto di Giglio Bagnara)


        
                                               

[1] Nella Cabala ebraica l'Albero della Vita rappresenta simbolicamente le leggi dell'Universo. Alcuni autori lo     correlano all'Albero della Vita menzionato dalla Genesi 2, 9 - 10.
         

     
     
     

domenica 7 dicembre 2014

Eugenio Mario Raffo, operaio xilografo a Sestri Levante


      Nel duplice anniversario della nascita e della scomparsa di Eugenio Mario Raffo, la Città di Sestri Levante gli rende omaggio con una mostra antologica su alcuni documenti e oltre 200 riproduzioni fotografiche delle sue xilografie. L'esposizione resterà aperta al pubblico fino al 14 dicembre 2014.
    
     E. M. Raffo (Sestri Levante, 1904 - 1994) fu autodidatta, con attitudine spiccata al disegno.  Egli lavorò come operaio presso la F.I.T (Fabbrica Italiana Tubi) di Sestri Levante, dove conobbe Giovanni Descalzo. Colpito dalle sue doti, questi lo convinse ad intraprendere l'arte della xilografia. 

       L'amicizia con G. Descalzo consentì a E. M. Raffo di entrare in contatto con numerosi artisti ed intellettuali del Novecento che frequentavano la riviera ligure di levante. Fra gli xilografi di fama internazionale fu in relazione con Adolfo De Carolis, Luigi Servolini, Bruno da Osimo e Italo Zetti.

       La sua produzione artistica è cospicua: nature morte, ritratti, scorci paesaggistici ed architettonici, segnaletica di sicurezza (stampata sulle buste-paga).  Di grande rilievo è pure la realizzazione  di Ex Libris  per committenti noti, tra cui Gianni Mantero, Remo Palmiani, Giuseppe Cauti e Mario De Filippis.


E.M. Raffo, Chiesa di S.Bartolomeo di Ginestra (Sestri L.), xilografia.
(Riproduzione di E.Panzacchi) [1]


         E. M. Raffo ottenne i seguenti riconoscimenti: Premio Castrum Sigestri, dell'Università Popolare dei Due Golfi (1976); membro dell'Accademia delle Arti dell'Incisione (1979); Premio Turio - Copello della Società Economica di Chiavari (1989).


E.M. Raffo, Vaso di fiori, xilografia, coll.  priv.
(Foto di E. Panzacchi)


        Una parte delle oltre 150 matrici xilografiche -  attualmente in deposito temporaneo presso il MuSel di Sestri Levante - sono state catalogate, ma al momento non è stato ancora possibile realizzare una ricostruzione completa.


E. M. Raffo, Chiesa di San Pietro in Vincoli, Sestri L., xilografia, Coll. Priv.,
(Foto di E. Panzacchi)

      

                                                      

[1] La foto è stata pubblicata nel 1988 su "Incontro" e ripubblicata nello stesso anno su San Bartolomeo di              Ginestra Sestri Levante (a cura del Consiglio di Amministrazione della Parrocchia), ill. n.2 



sabato 29 novembre 2014

I beni culturali e le alluvioni nel Tigullio


       La alluvioni nel Tigullio interessano anche i beni culturali, soprattutto ambientali. Il 10 novembre scorso la città di Chiavari è stata invasa dall'acqua, dal fango e dai detriti. I 120 mm. di pioggia caduti in tre ore  hanno provocato lo straripamento del rio Campodonico, del torrente Rupinaro e del fiume Entella.

         A   S. Pier di Canne (Chiavari) si sono allagati  completamente  i locali delle opere parrocchiali della chiesa. Nell'entroterra è esondato in più punti il torrente Lavagna. A Calvari (S.Colombano Certenoli) la Cappella di S. Lorenzo è stata circondata dal fango.


Il Piazzale della Chiesa di S. Pier di Canne, Chiavari, 2014.
(Foto di E. Panzacchi)
       Un evento eccezionale che, tuttavia, non si può considerare unico ed irripetibile. Nel passato sono già avvenute delle alluvioni in questo periodo dell'anno e in diverse località del territorio.

      Andando a ritroso, nell'ottobre del 1953, sempre a Chiavari, straripò il fiume Entella: la strada vicina divenne un torrente impetuoso; i negozi ed i piani terra delle case furono inondati.

        Nel 1915 la città di Rapallo fu invasa dall'acqua del torrente Boate. Nel quartiere di S. Anna, una frana enorme si abbatté su alcune case. A S. Pietro di Novella crollò il piazzale della chiesa.

         Nel corso dei lavori di restauro nella Cappella di S. Lorenzo e Bernardo di Conscenti  (Comune di Ne) è stato trovato, sotto il livello del pavimento, un affresco seicentesco dipinto sul muro dell'abside, raffigurante una Crocifissione. Dato il luogo - vicino alla confluenza dei torrenti Garibaldo e Reppia nel Graveglia - è verosimile che la chiesa attuale sia stata ricostruita nello stesso sito, a seguito di un evento alluvionale.

        I richiami suddetti rimandano anche a considerazioni di natura linguistica. Da dove deriva il toponimo Chiavari e  per quale motivo è stato scelto?

           Fra le varie ipotesi avanzate, quella di Temistocle Franceschi - presentata nel 1978 durante il convegno sull'urbanizzazione di Chiavari - rimane la più fondata storicamente[1]. La sua ricerca parte dalle conclusioni di Geo Pistarino - grande medievalista - secondo cui il "locus Clavari" (...) "per quanto variamente configurato ed espanso sul territorio tra il X ed il secolo XII interessò unicamente l'area del Rupinaro, non quella del litorale o quella dell'Entella " (...).

            A proposito dell'etimologia di Chiavari T. Franceschi scrive: 
(...) "tenderei ad istituire un parallelismo di */klava/ con *grava/ (celtico per taluni, per altri 'mediterraneo' al par di *klava/), che par valer appunto "ciottoli prodotti e convogliati dall'acqua", "ghiaia", "greto di torrente"  (...).


Note:

[1cfr. T.FRANCESCHI, Sull'etimologia di Chiavari (e dintorni), Chiavari, Atti del Convegno, 1978, p. 126. 
G. F. GRASSO, Chiavari, caro... misterioso nome, Chiavari, ed. Grafica Piemme, 2002.



venerdì 31 ottobre 2014

Un paesaggio di Lino Perissinotti, pittore.


       Lino Perissinotti (Oderzo 1897 – Chiavari 1967), fu un importante esponente della pittura ligure del Novecento. Con un bagaglio di esperienze artistiche nutrito nel suo paese di origine, sviluppato e maturato in varie città italiane (Bologna, Roma, Vicenza, Verona, Ferrara),  nel 1936 si stabilì a Chiavari, dove operò fino alla sua scomparsa. 

      Pittore di paesaggi, di scene di genere e di nature morte. Esordì nel 1920 a Roma, con una personale alla Galleria Giosi. Partecipò a numerose esposizioni nazionali ed internazionali, tra cui la Biennale di Venezia nel 1926, 1936, 1942, 1948; la Quadriennale di Roma nel 1935, 1939, 1943, 1948.

        Alcuni suoi dipinti sono conservati nella Quadreria Cassani-Copello, presso Palazzo Ravaschieri a Chiavari e nella Galleria d’Arte Moderna di Genova-Nervi- GAM. 

Lino Perissinotti,  Strada di S.Pier di Canne, olio, cm. 60 x 50, fiirmato in basso a sinistra, 1940-1950 (?).
(Foto da www.ottocentoligure.it)


Eddy Panzacchi, Via S. Pier di Canne (Chiavari), ripresa fotografica, 2014


          Il sito del paesaggio qui riprodotto fotograficamente è individuabile nel dipinto sopra. Esso è databile tra la fine degli Trenta e la fine degli anni Quaranta del secolo scorso, durante il primo periodo  di residenza dell’artista a Chiavari.


       Scrive Andrea Lavaggi:  (…) “quando a prevalere sono i soggetti paesaggistici di case e strade di campagna; le strade deserte, delimitate da muretti in pietra, intervallate a cancelli che danno accesso alle proprietà e alle tenute di campagna e dipinte fin dal primo piano in basso fino allo sfondo, ad una curva o ad un punto che si perde tra le case o tra i campi “(…) [1



                                                                           
Note:
[1] cfr. A. Lavaggi, La Società Economica rilancia tre pittori del Novecento, in La Casana, Genova, luglio-settembre, n. 3, 2009, p. 31.

domenica 12 ottobre 2014

I monumenti a Cristoforo Colombo nel Tigullio

F. Costantini, Copertina, Bompiani, 1967, [1]

      Da oltre mezzo millennio, le immagini di Cristoforo Colombo (1451 – 1506) sono state realizzate ovunque da artisti noti come Sebastiano del Piombo e Ridolfo del Ghirlandaio o anonimi. Esse hanno suscitato molte emozioni e idee talora controverse: ammirazione e curiosità, interesse storico e fervore celebrativo. Gli interrogativi sulla sua identità e sulle vicende collegate alla sua avventura hanno appassionato sia gli esperti, che il pubblico.

     Del suo volto e della sua figura si conoscono solo alcuni particolari generici: capelli rossi, occhi azzurri e naso aquilino. I ritratti sono postumi alla sua morte, dipinti in assenza dei “reali” connotati fisici [2].

    Sulla sua firma - riprodotta qui sopra da Flavio Costantini, Copertina , Bompiani, 1967 – sono state avanzate diverse ipotesi: dalle interpretazioni del monogramma nelle prime tre righe, collegabili al nome di Dio, rappresentato in codice ebraico a progetti di crociata e di liberazione del Santo Sepolcro, rappresentati in codice latino, fino al supposto ritrovamento di Atlantide.

     Nell'immaginario collettivo Cristoforo Colombo  è un personaggio "presente". Limitando questi accenni al Tigullio, negli ultimi due secoli, le principali città costiere (Chiavari, Lavagna, Rapallo, Sestri Levante, S. Margherita Ligure) hanno inserito nella toponomastica un sito dedicato al “grande navigatore” ed un monumento.

      La cronaca di questi giorni registra anche il dissenso espresso dalla città di Rapallo nei confronti della presidente argentina C. F.Kirchner, per la decisione di spostare la statua di Colombo e di sostituirla, presso la Casa Rosada di Buenos Ayres, con quello di Yuana Azurduy.

In breve, da levante a ponente, le opere pubbliche dedicate a Cristoforo Colombo sono a:  

  • Sestri Levante,  Piazza Bo, Giò Pomodoro, (1930 – 2002) Monumento a Colombo, vela in fusione patinata di bronzo, 2002.  
  • Lavagna, Piazza Milano, Arnaldo Zocchi, (1862 – 1940), Monumento a Colombo, statua in bronzo, 1930.
  • Chiavari, Largo M. Ravenna, Francesco Messina, (1900 - 1995), Monumento a Colombo, statua in bronzo, 1935.
  • Rapallo, Rotonda G. Marconi, Arturo Dresco, (1875 – 1961), Monumento a Colombo, statua in bronzo, 1914.
  • S.Margherita Ligure, Odoardo Tabacchi (1831 - 1905), Monumento a Colombo, statua in marmo, 1892.


F. Messina, Monumento a Colombo, Chiavari, statua in bronzo, 1935.
(Foto di E. Panzacchi)





      Nei comuni dell’entroterra sono a:

  • Cicagna, Piazza Cavagnari, Odoardo Tabacchi, (1831 - 1905), Monumento a Colombo, statua in marmo, 1892. Nel 2009 il monumento è stato restaurato da Axel Nielsen, a seguito di un grave danneggiamento. 
  • Moconesi, Piazzetta, località Terrarossa, Adriano Leverone, (1953), Caravela di Colombo, scultura in bronzo, (1979).



Note:
                                                                                
[1] Questa riproduzione è pubblicata in Giorgio Soavi e Giuseppe Benelli, FLAVIO COSTANTINI  ILLUSTRATORE, Genova, Il Vicolo Ed., (catalogo della mostra),1988, p.50.
[2]   Per approfondimenti, cfr. Rosanna Pavoni, Colombo, Immagini di un volto sconosciuto, Genova, Ed. Sagep, 1990.

venerdì 26 settembre 2014

Il manifesto di Leo Pecchioni nella mostra di Camogli


        Tra le opere degli autori italiani dell’arte del cartellonismo (Riccobaldi, Caldanzano, Patrone, Romoli, Puppo, Bernazzoli) – presenti nella Mostra “Comunicare fa bene, anzi fa benissimo” a Camogli  (aperta fino al 19 ottobre, nelle sale della Fondazione Remotti)  – c’è anche Leo Pecchioni.
     Nato a Camogli nel 1926, dopo il liceo frequentò l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e lo studio di Dario Bernazzoli. Dal 1945 al 1967 lavorò come Art Director presso lo studio Industria Grafica Sigla Effe di Genova; successivamente collaborò, come libero professionista, con SAIGA, AGIS, SPIGA, APE, La Stampa, SAGE ed altri.

       Sono note le sue vedute “bird’s eye views” del territorio ligure, le sue guide escursionistiche, i suoi manifesti, tra cui “La prima sagra del pesce di Camogli” del 1952. 

L. Pecchioni, Fontanabuona, plastigrafia, cm.93 x 67. (Foto di E. Panzacchi)

venerdì 12 settembre 2014

Il soggiorno di Kandinskij a Rapallo.


    Dalla metà di dicembre del 1905 Vasilij Vasilevic Kandinskij - in compagnia di Gabriele Münter, una giovane allieva conosciuta alla scuola di pittura e galleria d’arte Phalanx  di Monaco - soggiornò prima a Genova, poi a Sestri Levante e, da gennaio fino al 30 aprile 1906, a Rapallo [1].

    Nello studio del percorso artistico dell’artista, Massimo Bignardi scrive [2]:

(…) «I mesi trascorsi nella cittadina ligure lasceranno una significativa traccia nella memoria dell’artista: essi coincidono con quel momento nel quale la sua attenzione è volta a calibrare la qualità espressiva e ad avviare il superamento delle ultime resistenze post-impressioniste, dunque ad accogliere le “oscure” sollecitazioni a soffermarsi sul paesaggio e a studiare la qualità di colori ora scoperti in una luce nuova. Tutto ciò lo fa riducendo i piani ad un prezioso gioco di tasselli di colori, misurando con essi l’interesse per “la teoria dei neoimpressionisti, la quale parlava in ultima analisi dell’effetto dei colori e lasciava in pace l’aria”. Sarà, questa, la scelta che lo condurrà alle opere realizzate a Murnau, indispensabili alla svolta del 1910, sul piano dell’esperienza sia pittorica, sia teorica». (…)

V. Kandinskij, “Sestri Levante, barche di pescatori”, olio su cartone telato,
                  New York, Solomon R. Guggenhein Museum, 1905.

      La qualità della luce naturale - propria in queste località del golfo di Genova - colpì l'occhio e l'anima dell’artista, da condurlo successivamente ad un’esperienza spirituale del colore.



 Note:
 _______________________________________                                                                             

[1]  cfr. F. RAGAZZI Kandinsky, Vrubel', Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle Riviere. Passaggio in Liguria, Catalogo della mostra, Genova, Palazzo ducale 27 ottobre 2001-17 febbraio 2002, Milano, Mazzotta, 2001.   

[2] cfr. M. BIGNARDI, Kandinskij in Italia: tra ricordo e visione, alla ricerca di una “nuova qualità” del colore. in Annali Online Lettere - Ferrara, 2011, Voll. 1-2, pp. 396 – 415.


venerdì 25 luglio 2014

Luigi Grande, pittore e scultore


         Dopo la mostra dello scorso anno a Palazzo Franzoni di Lavagna, il pittore e scultore Luigi Grande (Palermo 1939) presenta ora (fino al 31 agosto) al Museo dell’Accademia Ligustica di Genova e d’Arte Moderna di Nervi (GAM), le quaranta sue opere, donate al Comune di Genova. ll catalogo, edito da Sagep, è curato da Maria Flora Giubilei e da Giulio Sommariva. I saggi sono firmati dai due curatori e da Maria Teresa Orengo.

        È l’occasione giusta per celebrare il primo centenario di istituzione della Galleria d’Arte Moderna di Nervi, completamente rinnovata nel 2004.
        L’artista vanta più di mezzo secolo di attività, con mostre in tutta Italia, rapporti di amicizia con letterati, drammaturghi e poeti del suo tempo. Animato da entusiasmo civico, documenta in queste due mostre, le sue opere pittoriche realizzate nello studio di Sestri Levante  e nella casa di Borzonasca, tra la metà degli anni Sessanta e la contemporaneità.
Luigi Grande, Ritratto di Vico Faggi. (Foto da www.zenazone.it)
      Luigi Grande si è cimentato anche nella scultura, realizzando opere pubbliche: nel 1975, il Monumento al Partigiano di Lavagna, in rame; nel 1988  I Cippi a Cavi di Lavagna, in bronzo; nel 1989 Il Monumento all’Emigrante a Favale di Malvaro (comune dell'entroterra del Tigullio), in bronzo; nel 1996 il busto del Partigiano Casini a Villa Rocca a Chiavari, in bronzo.


                                                                 
Per ulteriori notizie biografiche, cfr. Due mostre dedicate a Luigi Grande, in www.genovatoday .it , 25 luglio 2014.

sabato 5 luglio 2014

Ritrovata una matrice in rame dell'incisore Luigi Gismondi


    Il Museo Diocesano di Chiavari ha celebrato trent'anni  di apertura al pubblico (inaugurazione il 30 giugno 1984) con l'esposizione della matrice in rame di Luigi Gismondi (Genova, 1759 - 1830) dell'immagine di Nostra Signora dell'Orto, disegnata dal pittore Carlo Baratta (Genova, 1754 - 1815). Incisa nel primo decennio del 1800, è stata donata da un anonimo alla Cattedrale di Chiavari ed è attualmente esposta - insieme ad altri oggetti liturgici - in una teca, posta in fondo al corridoio d'ingresso del museo. Questa matrice era utilizzata nell'Ottocento e nel Novecento per le stampe dell'effigie di N.S. dell'Orto.

N.S. dell'Orto, riproduzione (particolare), Museo Diocesano.

     L'immagine originale di N. S. dell'Orto - dipinta sul muro di un'edicola da Benedetto Borzone - dopo l'Apparizione del 2 luglio 1610, fu staccata e collocata sull'Ancòna dell'altare maggiore del Santuario. Il pittore Carlo Baratta ritrasse  N. S. dell'Orto dopo l'Incoronazione dell' 8 settembre 1769, mentre suo figlio, Francesco Baratta (Genova, 1805 c. - 1835) eseguì il dipinto posto sull'arca che ogni anno il 3 luglio viene portato in processione. 

F. Baratta, N.S.dell'Orto, Chiavari, Cattedrale, arca processionale, 1834.
(Foto di E. Panzacchi)

mercoledì 11 giugno 2014

Manifesti di Mario Puppo in una mostra a Genova

     
       Il prossimo 14 giugno chiuderà i battenti la mostra Cambi di costume. Storie e immagini della vita balneare degli italiani, presso la Loggia della Mercanzia di Piazza Banchi a Genova, curata da Anna Zunino e Francesco Calaminici. L’esposizione ripercorre l'evoluzione del costume da bagno in Italia attraverso una selezione di materiali originali (manifesti pubblicitari, fotografie d'autore, cartoline e pieghevoli, riviste, cinegiornali Luce, filmati Rai e frammenti del cinema italiano).

     Dai costumi del primo ‘900,  lunghi fino ai polpacci  con colli  “alla marinara”,  cappelli di paglia e ombrellini di pizzo, a  quelli sportivi di maglia elasticizzata degli anni Venti e Trenta.  

Filippo Romoli, "Genova e la Riviera Ligure", poster.
       La costruzione di “colonie” nel ventennio (es. la Fara a Chiavari), favorisce un avvicinamento popolare  al mare e alla moda. Si va tutti in spiaggia senza cappello di paglia ed il costume si riduce.
     Negli anni Cinquanta il “bikini” - indossato,  per la prima volta in Italia, da Lucia Bosè, nel ’47, al concorso di Miss Italia a Stresa - arriva sui nostri lidi.

Mario Puppo, "Grado", poster, 1948.


    Negli anni Sessanta i costumi sono ormai sgambati e i bikini, sempre più ridotti, diventano aderenti. E sul tema della vacanza in località marine rinomate, con manifesti, locandine e bozzetti, si esercitano i migliori disegnatori dell’epoca: Marcello Dudovich,  Mario Puppo  (Levanto 1905– Chiavari 1970), Giuseppe Riccobaldi e Filippo Romoli.



venerdì 9 maggio 2014

La progettazione del nuovo assetto della piazza di N.S. dell'Orto a Chiavari

   

    Prima della costruzione del Santuario (1613) dedicato a N. S. dell'Orto, la piazza era denominata della Marina  e si estendeva all'esterno del centro abitato, in prossimità della riva del mare. In quel periodo le epidemie di peste decimavano la popolazione, tanto che si rese necessario trasformare una parte della piazza in cimitero. Il nuovo edificio - elevato sul posto dove avvenne l'apparizione  - fu portato a termine nel 1633 dai Carmelitani Scalzi,  a cui fu affidata la cura del Santuario [1]. Dal lato opposto, a ponente, sorgeva probabilmente un fabbricato che successivamente prese il nome di Palazzo Costa Zenoglio [2].   

Chiavari, P.zza N.S. dell'Orto, costruzione del prònao del Santuario, fine XIX sec.

     L'assetto della piazza non ebbe modifiche essenziali fino alla prima metà del XIX secolo. Sul piano architettonico gli interventi innovativi furono la costruzione del Palazzo Episcopale, del Seminario, il palazzo dell'Albergo dell'Orto (vicino alla chiesa a lato levante), il prònao progettato dall'architetto Luigi Poletti, il campanile e, a lato monte, il Palazzo Municipale. Inoltre fu ricostruita in muratura la cupola  della  chiesa e, al centro della piazza, fu eretto il monumento a Vittorio Emanuele II, dello scultore Luigi Brizzolara, vicino all'area attrezzata "a giardino". Sul piano urbanistico l'intervento più significativo fu la costruzione della stazione ferroviaria (1868) - con un cavalcavia per il collegamento con il mare - che compromise l'unità della composizione spaziale  della piazza nel suo complesso.

L. Poletti, Cattedrale di N.S.dell'Orto, Chiavari, prònao in marmo, 1837-1907.
(Foto di E. Panzacchi)

     Gli interventi riguardanti la viabilità e la pedonalizzazione parziale della piazza furono attuati nel secolo scorso, come la realizzazione di "Via delle Palme" (1934), l'autostazione (lato ponente) e le aree di posteggio antistanti la Cattedrale e il Palazzo Episcopale. Il Piano dell'architetto Gaetano Moretti (1934) per ricreare l'unità della piazza, spostando la linea ferroviaria a monte, restò sulla carta [3].

   Il progetto preliminare presentato recentemente, prevede che l'area davanti al prònao - attualmente libera e delimitata da fioriere -  sia trasformata e adibita a "sagrato"[4]. La pavimentazione potrebbe realizzarsi a "rissëau", una tecnica a mosaico in ciottoli, molto diffusa in passato in Liguria, ma anche nel Tigullio (sono 50 nella diocesi, p.e. Basilica dei Fieschi a Cogorno, S. Pietro di Rovereto e S. Martino a Zoagli ecc.). Nel contesto saranno attuate anche alcune variazioni alla viabilità e alla pedonalizzazione della piazza.

     
Il Santuario agli inizi del XIX secolo.


                                                                                      

Note:

[1] cfr. GIULIANA ALGERI, La Basilica della Madonna dell'Orto, Chiavari, Ed. Internòs, 2010, pp.6-12;

[2] cfr. il sito www.studiorosasco.eu [archivio - restauro - Palazzo Costa Zenoglio, Chiavari];

[3] cfr. CLAUDIO MONTAGNI, Un intervento tra sogno e saggezza. Il Piano Regolatore e di Ampliamento per la città di Chiavari di Gaetano Moretti - Breve Memoria "Chiavari '800 - '900: tra sogno e saggezza" Mostra a Palazzo Rocca, Chiavari,1990, (numero unico in occasione della mostra);

[4] Non si ha notizia o memoria di un "sagrato", risalente al periodo della costruzione del Santuario, anche se in un dipinto è rappresentato un gruppo di persone stanti su una pavimentazione a forma semicircolare, davanti alle tre porte della chiesa. cfr. LUIGI SANGUINETI, Nostra Signora dell'Orto, Rapallo, 1955 (II ediz.), foto del dipinto, n. 12, pp. 176.




mercoledì 23 aprile 2014

Le stampe calcografiche della "Via Crucis" di Giovanni Job


        Dopo ventinove anni dall'esposizione della "Via Crucis", Giovanni Job (Magnano, Udine, 1950), ripropone questo tema nell'installazione a Palazzo Rocca di Chiavari, curata da Enrico Rovegno, con la musica di Roberto Frugone e i frammenti poetici di Carlo Striano. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 27 aprile.

G. Job, "Maddalena", calcografia, 1m. x 2, Palazzo Rocca, Chiavari.
(Foto di E. Panzacchi)

       Il percorso personale e doloroso dell'artista - contrassegnato dalle "stazioni" della Via Crucis - è costituito da 14 grandi stampe "alla maniera nera" (1 m. x 2) e da una scultura lignea. I personaggi (Pietro, Simone, Maddalena, Giuda ecc.) - tratti dai Vangeli - sono connotati nella  loro quotidianità e partecipano con naturalezza all'evento.

G. Job, "Giuda", calcografia, 1 m. x 2, Palazzo Rocca, Chiavari.
 (Foto di E. Panzacchi)
                                                                                   


Note biografiche:

   Nato a Magnano (Udine) nel 1950. Si trasferisce a Chiavari, dove frequenta l'Istituto Statale D'Arte. Si diploma presso la Scuola Grafica di Urbino. A Chiavari nel 1975  fonda una Stamperia D'Arte e nel 1980 promuove con altri artisti la fondazione del Consorzio Artigiano Ligure Artistico “C.A.L.A. Fieschi” a Sestri Levante. Dal 1975 partecipa a rassegne collettive in Italia e all'estero e tiene numerose mostre personali in cui svolge un suo particolare percorso indagando nella “memoria dell'arte”. Dal 1979 al 1982 si dedica alla realizzazione di opere per un poema surreale “Se ghe vedde, se ghe sente” che espone in diverse sedi. Sempre attento al linguaggio dell'incisione, ma proteso verso nuove forme espressive, nel 1985 presenta la "Via Crucis", ed esprime la sua forte sensibilità religiosa aderendo nel 1986 al Gruppo "Arte Redenta”. Dal 1998 al 2001 esegue i cartoni per le vetrate della Chiesa di S. Pier di Canne a Chiavari e realizza una serie di opere di carattere religioso in alcune chiese del Tigullio (Carasco, Borzonasca). Dal 1990  è docente di tecniche dell'incisione presso le Accademie di Belle Arti di Roma, Lecce, Napoli, Venezia, e  di Brera a Milano.

Per approfondire:

cfr. Carlo Chenis, La Biblia pauperum di Giovanni Job. Vetrate di S. Pier di Canne, Genova, Ed. De Ferrari, 2002.

giovedì 10 aprile 2014

Luiso Sturla: mostra personale alla Galleria Cristina Busi di Chiavari


Luiso Sturla è tra i protagonisti più attivi del movimento pittorico “informale”. Nato a Chiavari, trapiantato a Milano, non ha mai abbandonato le proprie origini, la sua terra e la tradizione espressa da molti artisti liguri, come Ganfranco Fasce e Tino Repetto.

(…) «Dopo un’esperienza nell’ambito del Mac,  di matrice razionalista, nella seconda metà degli anni Cinquanta, aderisce con piena intensità alle esperienze dell’esistenzialismo informale». (…) [1].

Oggi l’artista si propone con una mostra personale alla Galleria Cristina Busi di Chiavari. Essa si ispira e prende il nome  dal titolo di un  racconto di Claudio Nembrini, dell’omonima raccolta: “La farfalla e la rosa”.[2] 

I soggetti delle sue opere sono il mare, il suo giardino, il fiume Entella, gli insetti, le rose e le farfalle.

L. Sturla, “La farfalla e la rosa”, olio su tela,  cm 130 x 130, 2014,
 (Foto di E. Panzacchi)

Nel 2003 l’artista rivelava a Franco Ravasi:(…) «Oggi sembra quasi che ci si debba vergognare a dipingere qualche cosa di bello e a dipingerlo bene. C’è qualcuno che abbia ancora voglia di dipingere rose? A me capita: la dipingo con il dovuto sentimento, poi la raschio, la tormento, a momenti la cancello. Deve vedersi appena: è una storia mia che devo raccontare con pudore». (...) [3].

Chiavari, 05/04/2014, Galleria Cristina Busi, Inaugurazione della mostra,
 (Foto di E. Panzacchi).




                                                  

Note biografiche: 
    Nato a Chiavari nel 1930. Studia al Liceo Barabino di Genova. Con Vittorio Ugolini, Bartolomeo Sanguineti fonda il gruppo “I pittori del Golfo”. Insieme a loro, inizia il viaggio verso l’arte astratta. Nel 1953 aderisce al M.A.C.(Movimento Arte Concreta), entrando in contatto con i più importanti pittori astrattisti dell’area milanese. Nel 1958 entra a far parte del gruppo “Numero” di Firenze. Nel 1960 è a New York dove ha modo di approfondire la conoscenza dell’arte e degli artisti americani. Stringe rapporti di amicizia con Gregory Corso, Michael Goldberg e Larry Rivers. Nel 1962 si trasferisce definitivamente in Italia. Da allora vive e lavora a Milano e a Chiavari.

Note:
[1] cfr. F. Sborgi, “Aspetti dell’informale in Liguria”, in  catalogo della mostra , Palazzo Reale,Teatro del Falcone, Genova, luglio - agosto 1981.
[2] cfr. C. Nembrini, “La farfalla e la rosa”, Milano, Mursia, 2013, pp. 178.
[3]  cfr. F. Ravasi, “Luiso Sturla – Il qui e l’altrove”, in catalogo della mostra, Palazzo Diotti, Casalmaggiore (Cremona), marzo-aprile 2003.




mercoledì 12 marzo 2014

Carlo Chendi, sceneggiatore umoristico del fumetto italiano


Venerdì alle ore 18:00, presso il «Gran Caffè Rapallo» dell’omonima città del Tigullio, Carlo Chendi parteciperà all’evento “Il maestro della nona arte”, curato dall’associazione culturale “Fons Gemina” [1].

Proprio a Rapallo negli anni Cinquanta del secolo scorso intorno a Luciano Bottaro (Rapallo 1931 – 2006) sorge la cosiddetta «Scuola di Rapallo», un gruppo molto unito di cartoonist. Carlo Chendi è tra primi ad unirsi a questo gruppo, insieme a Guido Scala e Franco Aloisi.


Nato ad Ostellato (Ferrara) nel 1933 - si è trasferito giovanissimo a Rapallo e qui ha iniziato la sua attività di cartoonist, fondando nel 1968 (con Luciano Bottaro e Giorgio Rebuffi) il gruppo “Bierreci”  e la rivista “Re di Picche”.
Rapallo, Locandina della M.I.C. 40a edizione, 2012.
 
Per la Disney Italia ha creato numerosi personaggi (Ok Quack, Umperio Bogarto, ecc.) e collaborato alla realizzazione delle “Grandi Parodie Disney”. Per la Mondatori ha collaborato a “Topolino”.
Dal 1972 Chendi cura, insieme con un gruppo di artisti di gran talento (Ugo Canonici, Sergio Badino, Luca Boschi, Enrico Macchiavello, Fabio Gianello, Davide Caci) la Mostra Internazionale dei Cartoonist, giunta lo scorso anno alla 41a edizione.

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[1] Tra le diverse classificazioni delle arti, quella del poeta Ricciotto Canuto - risalente al 1923 – pone che le arti siano sette, comprendendo - dopo le cosiddette arti figurative (architettura, pittura e scultura) - la musica, la poesia, la danza e il cinema. Nel 1964 il critico francese Claude Beylie  propone di ampliare questa classificazione aggiungendo la radio-televisione ed il fumetto. Da quel momento, si considera che la “nona arte” sia il fumetto.
Il termine fumetto deriva dai ‘balloon’, in altre parole le nuvolette in cui sono scritti i dialoghi  dei vari personaggi nella vignetta. E’ una “letteratura disegnata” diffusa in tutto il mondo con caratteristiche proprie in ogni luogo. Will Eisner, il fumettista americano che ha lavorato per le maggiori case editrici come la DC Comix, definisce il fumetto come “arte sequenziale”.