giovedì 21 maggio 2015

Alberto Salietti pittore. Vedute di Chiavari in mostra a Genova e a Ravenna




Fino al 14 giugno presso la Galleria d’Arte Moderna di Nervi (Genova) saranno in mostra sei opere provenienti dal Museo d’arte di Ravenna: Klimt, Baccarini, Bassi e Salietti in cambio di sette opere prestate alla Galleria d'Arte Moderna di Ravenna,  in occasione della mostra "Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi".


 A.Salietti, Veduta di Chiavari, 1923, in mostra alla Galleria d’Arte di Genova Nervi.[1]

Via Preli e linea ferroviaria (Genova-Pisa), Chiavari, 2015 (Foto E. Panzacchi)

      Nello spazio dedicato al Novecento viene rievocato l’ambiente ligure in due vedute  di Chiavari di Alberto Salietti (Ravenna,1892 – Chiavari,1961): una alla Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi, "Ospiti in bella mostra", datata 1923; l’altra, presso il sopraddetto museo marchigiano, datata 1934 .
     
        Nel confronto fra l'immagine della veduta pittorica di Chiavari e quella fotografica attuale, il lettore può osservare le trasformazioni del paesaggio, cogliendo gli elementi naturali di continuità e l'inserimento antropico di nuove costruzioni ( p. e. colonia Faro) e dei veicoli privati di locomozione.


Note biografiche:

        Nel 1904 Salietti abbandona Ravenna per trasferirsi a Milano dal padre, decoratore murale. Si iscrive e frequenta l'Accademia di Brera fino al 1914. E' allievo di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone. Dopo un inizio di attività come grafico e illustratore, si dedica per tutta la vita alla pittura.
         Nel 1920 espone alla Biennale di Venezia. La sua partecipazione a questa rassegna prosegue ininterrottamente fino al 1952. Nel 1922 espone a Milano con Malerba, Funi, Dudreville, Carrà e Casorati alla "Mostra di pittura e scultura italiana contemporanea" alla "Bottega di Poesia". Nel 1923 entra nel gruppo del “Novecento Italiano” divenendo segretario del Direttivo del Movimento. Espone alle mostre milanesi del 1926 e 1929 e a tutte le rassegne di “Novecento” in Italia e all'estero, a Lipsia, Ginevra, Oslo, Buenos Ayres. 
        Allestisce una personale nel 1931 alla galleria Pesaro di Milano. Partecipa a tutte le mostre del Sindacato regionale lombardo e alla IV mostra nel Palazzo del Podestà di Bologna. Esegue affreschi in due nuovi palazzi a Milano: dell’Arte e di Giustizia. È membro del Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti dal 1933 al 1936.
         Partecipa alle Quadriennali di Roma nel 1935, 1939, 1943,1951-52, 1955-56, 1959-60; all'esposizione di Budapest e al Carnegie Institute di Pittsburgh nel 1936, all'Esposizione mondiale di Parigi nel 1937. In estate trascorre lunghi soggiorni nella riviera ligure di Levante. Nel 1941 si stabilizza a Chiavari. Vince il Premio Marzotto nel 1955 e il Premio del Comune di Milano nel 1959.
          Le sue opere sono esposte in pubbliche gallerie: a Roma (Gall. naz. d'arte mod. ; Gall. Mussolini); a Firenze, Milano, Torino, Berlino, Zurigo, Monaco, Berna, Montevideo, Cleveland, Mosca, Parigi e Varsavia; a Chiavari (Collezione di Palazzo Ravaschieri  e Galleria “Cristina Busi”).



                                                                         

[1]  www.museidigenova.it


lunedì 11 maggio 2015

Gli affreschi della famiglia Quinzio in S. Michele di Pagana a Rapallo



         Il ciclo di affreschi in esame fu eseguito tra il 1887 e il 1891 su commissione di Gaetano Carlevaro, il quale non fu soltanto il finanziatore dell’opera, ma anche il promotore, come risulta dai verbali nell’archivio parrocchiale, in cui si legge: “Per aver fatto dipingere dai più insigni artisti di pittura e di ornato l’intiera chiesa”. I dipinti furono eseguiti dai Quinzio sulla volta della navata prima della crociera e si conservano oggi in buono stato nella stessa collocazione.

       Giovanni Quinzio (Genova 02-09-1832 – 09-11-1918), il capostipite, affrontò il tema principale del ciclo. Al centro della volta affrescò la battaglia celeste dell’arcangelo Michele contro il dragone. Questo soggetto, com’è noto, è tratto da un passo del libro dell’Apocalisse (12,7 -12,10). Il figlio Tullio Salvatore (Genova, 22-01-1858  -  03-12-1918) dipinse ai due lati della volta sei figure: “Il profeta Mosè”, “Il re Davide”, “L’allegoria della Fede” a sinistra; “S.Giuseppe”, “S. Giovanni Battista” e “l’allegoria della Fortezza” a destra. Mentre Antonio Orazio (Genova, 04-03-1856  - 10-06-1928) si occupò della decorazione.

       Non essendo la volta molto alta e non potendo creare l’illusione prospettica con dei punti di fuga, Giovanni Quinzio pose i gruppi di angeli su diversi piani, nel cielo aperto che conclude in alto l’affresco. L’effetto suggestivo e scenografico è accentuato dalla figura di Satana e del dragone che, spezzando la cornice, creano l’impressione di precipitare sulla testa dell’osservatore. Accanto a questi elementi si aggiunge l’uso di forti contrasti cromatici che formano uno spazio tutto luce e moto.


       L’impostazione del ciclo si richiama dunque, nel contesto alla tradizione artistica barocca dell’affresco decorativo, sebbene si inseriscano elementi di linguaggio romantico. Infatti, pur restando fedele alla tradizione accademica, G. Quinzio riesce – sia pure in termini moderati – a giovarsi del contatto con artisti come Francesco Gandolfi e Nicolò Barabino, i quali dimostrano una maggiore sensibilità per le nuove istanze della cultura figurativa italiana, soprattutto nell’ambito della pittura di storia. 

G. Quinzio, La battaglia dell'arcangelo Michele contro il dragone, Rapallo, Chiesa di S.Michele di Pagana, affresco, 1887-1891.
 (Foto di G. Bozano, 1977)