sabato 5 dicembre 2015

L'arte popolare in Liguria e nel Tigullio raccontata da Philippe Daverio


     Il Teatro Cantero di Chiavari era gremito il 20 novembre scorso per l'incontro con Philippe Daverio, noto storico dell'arte e scrittore. Egli ha intrattenuto il grande pubblico parlando del rapporto tra il patrimonio artistico e l'identità popolare, espressa culturalmente nei diversi ambiti della società.
       Non tanto e non solo  la "pop art", in senso stretto, quanto tutte le forme-oggetto di valore artistico ed artigianale, connesse al contesto culturale e sociale dell'ambiente al quale si riferiscono e in cui si manifestano.
Chiavari, Teatro Cantero, progetto di Ido Gazzano (1925). Foto di E. Panzacchi
    L'evento - in programma in molte città italiane - è stato organizzato dal Banco Popolare (Banco di Chiavari) in collaborazione con la Società Economica ed il Comune di Chiavari. Moderatore: Alessandro Cassinis, direttore de "Il Secolo XIX" di Genova.
    "I liguri - ha osservato il critico d'arte - hanno un patrimonio artistico cospicuo ed un senso innato del decoro. Tuttavia, essendo più inclini a tesaurizzare che ad ostentare, sottovalutano il legame stretto che unisce la loro storia ai beni artistici, di cui sono eredi"

Chiavari, Teatro Cantero, A. Cassinis e P. Daverio. Foto di E. Panzacchi

    Per esempio, la sedia di Chiavari, conosciuta anche col nome di "chiavarina", fu ideata e costruita nel 1807 da Giuseppe Gaetano Descalzi (Chiavari, 1767 - 1855), un ebanista che rielaborò dei modelli di sedie francesi, riconducibili allo stile impero. Nel 1955 Gio Ponti, detto Giò (Milano, 1891 - 19779), ispirandosi a questo tipo di sedia, progettò la "Superleggera", che fu poi prodotta con successo da Cassina[1].
    Nel 1820 la Società Economica di Chiavari istituì la "Scuola di Ornato e Architettura" - un percorso didattico basato sulla collaborazione fra le arti ed i mestieri. Nel secolo scorso essa ebbe dei docenti di alto livello artistico, come Francesco Falcone (Chiavari, 1892 - 1978) e Rodolfo Castagnino (Genova, 1893 - 1978) scultori; Adriano De Laurentis (Cavi di Lavagna, 1922 - Chiavari, 2003) e Vittorio Ugolini (Bologna, 1918 - Chiavari, 2006) pittori. Nel 1967 essa fu trasformata in "Istituto Statale d'Arte" e nel 2011 in Liceo Artistico "E. Luzzati"[2].
    Questi artisti e tanti altri, con le loro opere, sono testimoni di un passato che continua a vivere nel presente, come lo stabile del Teatro Cantero di Chiavari che ha ospitato l'incontro [3].

Note:
                                                                                    

[1] cfr. www.cassina.com
[2] cfr. www.isachiavari.eu
[3] cfr. www.cantero.it


domenica 8 novembre 2015

Ricollocato un gruppo ligneo del Maragliano, nella chiesa di S. Martino di Maxena a Chiavari


    In occasione del primo centenario (1915 - 2015) dell'ampliamento della chiesa di S. Martino di Maxena e del rifacimento degli altari in marmo con le nuove statue, è stato ricollocato nella nicchia dell'abside, il gruppo ligneo di S. Martino e il povero, attribuito allo scultore genovese Anton Maria Maragliano (Genova, 1664 - Genova, 1739). 

A.M. Maragliano, S. Martino e il povero, Chiavari, Chiesa di Maxena,
nicchia dell'abside, scultura in legno, 1726 - 1727
 (Foto di E. Panzacchi)
   L'iconografia del santo è quella più diffusa: il soldato a cavallo, un istante prima di fendere con la spada un lembo della sua cappa e il povero mendicante, seminudo, con una mano protesa al mantello e l'altra che si appoggia sulla gruccia.
   Il gruppo statuario fu eseguito dal Maragliano tra il 1726 e il 1727. Esso appartiene al periodo di produzione artistica, durante il quale lo scultore limitava i suoi interventi, affidando l'esecuzione complessiva ai suoi collaboratori e/o ai suoi allievi. A questo proposito Daniele Sanguineti - autore di una biografia sul Maragliano, unita allo studio delle sue opere [1] - scrive:

(...) " In genere questa prassi diede corso ad una produzione di bottega, dai tratti più semplificati e dai caratteri piuttosto stereotipati: per esempio il gruppo raffigurante Nostra Signora di Caravaggio con s. Giovannina di Velva (chiesa di S. Martino), commissionato al M. nel 1720 - 21, fu eseguito dai suoi collaboratori, come il S. Martino e il povero di Chiavari (frazione Maxena chiesa di S. Martino), realizzato nel 1727." (...)

   Appena terminato, il gruppo ligneo fu trasferito nella chiesa di S. Martino di Maxena, ma non sappiamo dove fu esattamente collocato. Nella seconda metà del XVIII secolo e nel XIX secolo la chiesa fu allungata e furono aggiunti degli altari laterali. Verosimilmente, fino alla sua postazione nella nicchia dell'abside - coperta da un'ancòna - ebbe altre collocazioni, in ragione di suddette modifiche strutturali.[2]
    A metà degli anni Cinquanta del secolo scorso esso fu rimosso dalla nicchia e fu trasferito in un locale della chiesa (attuale sala degli arredi sacri). Nella ricorrenza del Santo veniva fissato e trasportato su una cassa processionale.
Copia originale da Fotocalcografia Civicchioni Chiavari, 1950 (?)

   Dal 2002 al 2005 il gruppo ligneo è stato restaurato a cura della Soprintendenza di Genova.
     Attualmente S. Martino e il povero è stato ricollocato nella nicchia dell'abside su una nuova base in legno. L'ancòna - raffigurante i santi Martino, Rocco e Sebastiano - è stata rimossa, spostata e conservata nella sala degli arredi sacri.[3]  

  
Note:
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[1] cfr. SANGUINETI Daniele, Anton Maria Maragliano, 1664 - 1739: insignis sculptor Genue,Genova, ed. Sagep, 2012, pp. 479.
[2] cfr.REMONDINI Angelo e Marcello, Parrocchie dell'archidiocesi di Genova: notizie storico ecclesiastiche - Regione quinta: Rada di Chiavari, Genova 1888, p. 118-123.
[3] cfr. SUPPLEMENTO al n. 64, ottobre-novembre 2015, Anno XVI,del "In cammino" (Giornale delle comunità parrocchiali della zona pastorale), La nuova base in legno è stata realizzata da Giorgio Lanata; il restauro della nicchia e del muro dell'abside è stato eseguito da Felice Viale.



                                                                   





domenica 27 settembre 2015

La mostra personale di Raimondo Sirotti nell'Antico Castello di Rapallo


   Ancora pochi giorni (fino al 4 ottobre) per visitare la mostra personale di Raimondo Sirotti, intitolata "Riviere" e allestita nelle sale dell'Antico Castello sul Mare di Rapallo. Orario mostra: venerdì,sabato, domenica dalle 16 alle 19.


Rapallo, Antico Castello, interno, (Foto E. Panzacchi)

   Si possono ammirare le opere più recenti dell'artista. Egli ha spiegato:


(...) "In questi ultimi anni ho perseguito l'idea di appropriarmi di una certa immagine della natura conservando una certa cifra espressiva elaborata nel tempo. Si tratta di un'appropriazione che in qualche modo elude la vita e determina immagini legate a un gesto, a più gesti, che vengono dall'emozione interiore di una memoria totale. Mi stanno quindi a cuore tutti i particolari che si richiamano anche agli aspetti apparentemente semplici e quasi banali: le erbe, le foglie, i muschi, i licheni, gli insetti... E il fiore, che si pone come l'espressione più nobile nel rapporto con la natura. Anche la luce naturale diventa luce interiore, diventa urgenza espressiva e fantastica." (...)

R. Sirotti, Riviera, olio su tela, 2015 (Foto di E. Panzacchi)

   L'informale per Sirotti "è un'arte che si fa nel farsi". In altre parole essa non si può collegare a nessuna rappresentazione accademica. 


R. Sirotti, Glicine, olio su tela, 2015 (Foto di E. Panzacchi)

   In esposizione anche i suoi taccuini ed i suoi album per acquarelli , dove egli  prende velocemente appunti.


R. Sirotti, Calle al chiaro di luna, olio su tela, 2015 (Foto di E. Panzacchi) 


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Note biografiche:


Raimondo Sirotti è nato a Bogliasco (Ge.) nel 1934. Terminati gli studi artistici, nel 1958 si è trasferito a Milano, dove ha conosciuto e frequentato gli studi di Alfredo Chighine, Roberto Crippa, Gianni Dova ed in particolare di Piero Manzoni, con il quale ha stretto un legame di grande amicizia.
Agli inizi degli anni '60 è ritornato a Bogliasco; si è costruito la famiglia con Giovanna  Casella, da cui ha avuto tre figli, Emanuela, Ilaria e Riccardo.
Dal 1968, con la borsa di studio "Duchessa di Galliera"- assegnatagli dal comune di Genova - ha soggiornato a lungo in Inghilterra, dove ha potuto vedere e studiare la funzione della luce nei paesaggi di Gaisburough, di Constable e di Turner.
Si è dedicato con passione alla pittura esponendo le sue opere nelle più importanti gallerie milanesi (Milione, delle Ore, Cocorocchia), nelle principali città italiane (Genova, Milano, Roma, Firenze, Venezia, Treviso, Perugia) nelle città estere (Parigi, New York, Washington, Ottawa, Vancouver, Baltimora), partecipando a mostre collettive (Biennali di Milano  del 1987 e 1994) e all'attività didattica, come insegnante e direttore dell'Accademia Ligustica di Genova. 
Dal 1983 al 1993 ha svolto attività amministrativa, come primo cittadino di Bogliasco.
Ha eseguito interventi pubblici a Palazzo S. Giorgio di Genova ("S. Giorgio e il drago" sul portale d'ingresso) e nella Basilica della SS. Annunziata del Vastato ("Incontro dei Santi Gioacchino e Anna" sulla parete absidale).Nel 1989 ha vinto il concorso nazionale per due arazzi per il Grande Foyer del Teatro dell'Opera Carlo Felice di Genova.
Nel 2005 gli è stato conferito il premio "Grifo d'Argento" dal Comune di Genova; nel 2008 ha partecipato  a Brescia con una personale "Giardini 1958 - 2008", nell'ambito della grande mostra di Van Gogh; nel 2010 è stato ospite a Palazzo Reale di Genova con la mostra dal titolo "Sirotti - Mediterraneo il colore della luce"; nel 2011 il suo dipinto "La quercia dei Cappuccini" è stato esposto nel padiglione Italia alla Biennale di Venezia; nel 2012 ha partecipato alla Estorick Collection di Londra nella mostra Abstraction in Italy 1930- 1980; nel 2013 ha tenuto la personale "Profumo e luce" a S. Margherita Ligure.
Dal 2008 al 2013 è stato Presidente dell'Accademia Ligustica di Genova.








lunedì 31 agosto 2015

E' scomparso Gianluigi Coppola, disegnatore.


     Si è diffusa nei giorni scorsi la triste notizia della scomparsa di Gianluigi Coppola, noto anche con lo pseudonimo di "Didi" [1].

    Gianluigi Coppola (Chiavari, 16 aprile 1928 - Genova, 24 agosto 2015) era divenuto famoso negli anni '90 per i suoi disegni sulle testate di Dylan Dog e Martin Mystere, edite da Sergio Bonelli.

     Terminati gli studi al liceo N. Barabino di Genova, nel 1949  si trasferì a Milano. Iniziò a lavorare per "Goal", il giornale a fumetti della Gazzetta dello Sport. Successivamente realizzò "Nat del Santa Cruz" con Ferdinando Tacconi e "Sciuscià" con Franco Paludetti.

    Nel 1956 approdò in Inghilterra, dove permàse per oltre vent'anni, creando diversi personaggi, come Billy the Kid per il "Sun", Scoop Donovan, Battler Britton. Dagli anni '60 si dedicò anche all'illustrazione di libri per la Penguin Books; realizzò copertine di classici, gialli e romanzi per varie case editrici (Corgi, Fontana, Collins, Pan, Granada); collaborò come pubblicitario con "Sunday Times" , Young & Rubican e con molte riviste ("Forum", "Observer", "Psicology Today", ecc.).

     Nel 1979 rientrò in Italia e iniziò a lavorare per Mondadori, illustrando classici per ragazzi e copertine della collana "Oscar". Inoltre collaborò con i magazine "Playboy" e "Penthouse"
G. Coppola, La gioielleria L. Lucchetti, disegno ad acquerello, 1991 (a sinistra); La gioielleria L. Lucchetti, fotografia, 2015.
(Foto di E. Panzacchi).
   Nel dipinto ( riprodotto sopra a sinistra) G. Coppola ha raffigurato il gestore della gioielleria Giovanni Lucchetti (detto Luigi), seduto davanti alla sua vetrina "alla francese", allestita nel 1873 da Filippo Bancalari
    
    I discendenti  di L. Lucchetti - giunti alla quinta generazione - sono attualmente i continuatori dell'attività, presso il medesimo sito (foto sopra a destra) e nel recente allestimento, in via Martiri della Liberazione a Chiavari. Essi hanno scritto: 

"Questo dipinto dell'artista chiavarese GianLuigi Coppola, ritrae il primo Lucchetti a guida dell'azienda (Giovanni detto Luigi). Fu donato a Luigi Lucchetti dal figlio Giovanni, in occasione dei suoi 70 anni nel 1991. E' curioso l'accostamento degli abiti rigorosamente anni '30 con alcuni dettagli del negozio appartenenti ad un'epoca molto più recente. Su tutti la presenza dei loghi Longines e Baume & Mercier, portati a Chiavari rispettivamente negli anni '60 e negli anni '80. A discolpa dell'artista dobbiamo dire che l'ottimo lavoro svolto risulta temporalmente alterato a causa della quasi totale mancanza di fotografie d'epoca che ritraessero la gioielleria. Rimane di fatto un divertente "falso storico" a cui, per ragioni affettive, siamo molto legati."[2]

    Dal 1990 Gianluigi Coppola ritornò alla sua prima passione: disegnare fumetti. Egli ebbe l'opportunità di farlo per l'editore Sergio Bonelli. Ultimamente si dedicò  all'illustrazione per la  casa editrice "Cideb" e per "Il Giornalino".


  _________________________________                                                                              

  Note:

[1] cfr. S. Rolli, Addio a Didi Coppola, signore delle illustrazioni, in "Il Secolo XIX Levante, Genova, 25 agosto 2015.
E. M. Clementi, Morto Didi Coppola, il ricordo degli amici. "Addio ad un maestro", in "Il Secolo XIX Levante, 26 agosto, 2015.
[2] luigilucchetti.blogspot.it/2008/11/questo-dipinto-dellartista-chiavarese.html
                                                     


giovedì 23 luglio 2015

I dipinti di Roberto Altmann nella chiesa in Francolano a Casarza Ligure


      Sono state inaugurate le opere pittoriche di Roberto Altmann (Sestri Levante, 1961) nella chiesa parrocchiale di N.S. della Speranza a Casarza Ligure. Sulla controfacciata (a sinistra) sono collocate le stazioni della Via Crucis e dietro al fonte battesimale (a destra), Il Battesimo di Gesù. 


R. Altmann, Gesù incontra le pie donne,tempera su tela, cm. 108x79, 2015
(Foto di E. Panzacchi)

     Nell'affrontare questi temi religiosi l'artista ha riconfermato la sua provenienza dal "classico", che in sede critica è stata definita "espressionismo rinascimentale". 

         Nel 1996 il critico d'arte Marteen Beks scrisse sulla rivista "Kunstbeeld":

(...) Altmann libera il suo presente sul passato, anticipa la decomposizione della bellezza, il processo distruttivo che alcune volte sottrae, altre aggiunge qualcosa a tutto quello che un tempo era bellezza celestiale. Altmann dipinge soltanto quello che 'un tempo era bello', a tratti con delicatezza, a tratti con forza" (...)



R. Altmann, Il Battesimo di Gesù, tempera su muro secco, 2015. (Foto di E. Panzacchi)

R. Altmann, Via Crucis, Chiesa di N.S. della Speranza, Casarza Ligure. (Foto di E. Panzacchi)







mercoledì 24 giugno 2015

Gianfranco Zappettini al museo fondato da Victor Vasarely a Pecs


       I capolavori della “pittura analitica” di Gianfranco Zappettini (Genova, 1939. Vive e lavora a Chiavari) sono stati esposti al pubblico, dal 15 maggio al 21 giugno scorso, presso il Janus Pannonius  Mùzeum  a Pecs in Ungheria.[1]

     Si susseguono a ritmo sostenuto gli eventi espositivi  del fondatore - con Winfred Gaul e Klaus Honnef – della Pittura Analitica. Dopo la mostra “Sinfonia in bianco”, presso la E3 arte contemporanea, tenutasi a Brescia dal 7 marzo al 7 maggio e la sopraddetta antologica a Pecs, oggi (fino al 10 luglio) la personale alla MAAB Gallery Michael Biasi a Milano.  In quest’ultima è presentata una selezione delle opere dal 1966 al 1971, precedenti al periodo analitico.


       Nel museo fondato da Victor Vasarely a Pecs sono stati presentati i quadri “bianchi” risalenti agli anni ’70, i  “rossi” appartenenti alla serie “La trama e l’ordito” e i più recenti  basati essenzialmente sull’elemento simbolico e metafisico. 

G. Zappettini, La trama e l'ordito, n.10, 2010, resine e acrilico su tela, cm. 80 x 80.
(Foto da www.museodeibozzetti.it)

      Zsolt Sandor  - curatore del catalogo insieme a Joszef Sarkany  - ha scritto:

(…) “Nella prima metà degli anni Settanta Zappettini fu tra quegli artisti impegnati nel reinventare il linguaggio della pittura e ristabilire i fondamentali dell’astrazione. Scomparire o reinventare, nella lettura che ne diede Zappettini, non ci fu una terza opzione per dipingere: o rassegnarsi e lasciare la strada all’arte concettuale, o riscoprirsi e tornare di nuovo al centro dell’arte. Dedicò il suo lavoro a mantenere viva la pittura, perché credeva che non fosse solo una missione, bensì anche un dovere”. (…) [2]

 Sede della Fondazione Zappettini, Chiavari, C.so Buenos Ayres, 22 (Foto Archivio Fondazione)


 Note:
                                                                          


[1] cfr. Paola Pastorelli, L’arte di Zappettini alla conquista dellEuropa, in Il Secolo XIX, Genova, levante, 15/05/2015, p.25.
[2] Per approfondire: www.fondazionezappettini.org






giovedì 21 maggio 2015

Alberto Salietti pittore. Vedute di Chiavari in mostra a Genova e a Ravenna




Fino al 14 giugno presso la Galleria d’Arte Moderna di Nervi (Genova) saranno in mostra sei opere provenienti dal Museo d’arte di Ravenna: Klimt, Baccarini, Bassi e Salietti in cambio di sette opere prestate alla Galleria d'Arte Moderna di Ravenna,  in occasione della mostra "Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi".


 A.Salietti, Veduta di Chiavari, 1923, in mostra alla Galleria d’Arte di Genova Nervi.[1]

Via Preli e linea ferroviaria (Genova-Pisa), Chiavari, 2015 (Foto E. Panzacchi)

      Nello spazio dedicato al Novecento viene rievocato l’ambiente ligure in due vedute  di Chiavari di Alberto Salietti (Ravenna,1892 – Chiavari,1961): una alla Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi, "Ospiti in bella mostra", datata 1923; l’altra, presso il sopraddetto museo marchigiano, datata 1934 .
     
        Nel confronto fra l'immagine della veduta pittorica di Chiavari e quella fotografica attuale, il lettore può osservare le trasformazioni del paesaggio, cogliendo gli elementi naturali di continuità e l'inserimento antropico di nuove costruzioni ( p. e. colonia Faro) e dei veicoli privati di locomozione.


Note biografiche:

        Nel 1904 Salietti abbandona Ravenna per trasferirsi a Milano dal padre, decoratore murale. Si iscrive e frequenta l'Accademia di Brera fino al 1914. E' allievo di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone. Dopo un inizio di attività come grafico e illustratore, si dedica per tutta la vita alla pittura.
         Nel 1920 espone alla Biennale di Venezia. La sua partecipazione a questa rassegna prosegue ininterrottamente fino al 1952. Nel 1922 espone a Milano con Malerba, Funi, Dudreville, Carrà e Casorati alla "Mostra di pittura e scultura italiana contemporanea" alla "Bottega di Poesia". Nel 1923 entra nel gruppo del “Novecento Italiano” divenendo segretario del Direttivo del Movimento. Espone alle mostre milanesi del 1926 e 1929 e a tutte le rassegne di “Novecento” in Italia e all'estero, a Lipsia, Ginevra, Oslo, Buenos Ayres. 
        Allestisce una personale nel 1931 alla galleria Pesaro di Milano. Partecipa a tutte le mostre del Sindacato regionale lombardo e alla IV mostra nel Palazzo del Podestà di Bologna. Esegue affreschi in due nuovi palazzi a Milano: dell’Arte e di Giustizia. È membro del Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti dal 1933 al 1936.
         Partecipa alle Quadriennali di Roma nel 1935, 1939, 1943,1951-52, 1955-56, 1959-60; all'esposizione di Budapest e al Carnegie Institute di Pittsburgh nel 1936, all'Esposizione mondiale di Parigi nel 1937. In estate trascorre lunghi soggiorni nella riviera ligure di Levante. Nel 1941 si stabilizza a Chiavari. Vince il Premio Marzotto nel 1955 e il Premio del Comune di Milano nel 1959.
          Le sue opere sono esposte in pubbliche gallerie: a Roma (Gall. naz. d'arte mod. ; Gall. Mussolini); a Firenze, Milano, Torino, Berlino, Zurigo, Monaco, Berna, Montevideo, Cleveland, Mosca, Parigi e Varsavia; a Chiavari (Collezione di Palazzo Ravaschieri  e Galleria “Cristina Busi”).



                                                                         

[1]  www.museidigenova.it


lunedì 11 maggio 2015

Gli affreschi della famiglia Quinzio in S. Michele di Pagana a Rapallo



         Il ciclo di affreschi in esame fu eseguito tra il 1887 e il 1891 su commissione di Gaetano Carlevaro, il quale non fu soltanto il finanziatore dell’opera, ma anche il promotore, come risulta dai verbali nell’archivio parrocchiale, in cui si legge: “Per aver fatto dipingere dai più insigni artisti di pittura e di ornato l’intiera chiesa”. I dipinti furono eseguiti dai Quinzio sulla volta della navata prima della crociera e si conservano oggi in buono stato nella stessa collocazione.

       Giovanni Quinzio (Genova 02-09-1832 – 09-11-1918), il capostipite, affrontò il tema principale del ciclo. Al centro della volta affrescò la battaglia celeste dell’arcangelo Michele contro il dragone. Questo soggetto, com’è noto, è tratto da un passo del libro dell’Apocalisse (12,7 -12,10). Il figlio Tullio Salvatore (Genova, 22-01-1858  -  03-12-1918) dipinse ai due lati della volta sei figure: “Il profeta Mosè”, “Il re Davide”, “L’allegoria della Fede” a sinistra; “S.Giuseppe”, “S. Giovanni Battista” e “l’allegoria della Fortezza” a destra. Mentre Antonio Orazio (Genova, 04-03-1856  - 10-06-1928) si occupò della decorazione.

       Non essendo la volta molto alta e non potendo creare l’illusione prospettica con dei punti di fuga, Giovanni Quinzio pose i gruppi di angeli su diversi piani, nel cielo aperto che conclude in alto l’affresco. L’effetto suggestivo e scenografico è accentuato dalla figura di Satana e del dragone che, spezzando la cornice, creano l’impressione di precipitare sulla testa dell’osservatore. Accanto a questi elementi si aggiunge l’uso di forti contrasti cromatici che formano uno spazio tutto luce e moto.


       L’impostazione del ciclo si richiama dunque, nel contesto alla tradizione artistica barocca dell’affresco decorativo, sebbene si inseriscano elementi di linguaggio romantico. Infatti, pur restando fedele alla tradizione accademica, G. Quinzio riesce – sia pure in termini moderati – a giovarsi del contatto con artisti come Francesco Gandolfi e Nicolò Barabino, i quali dimostrano una maggiore sensibilità per le nuove istanze della cultura figurativa italiana, soprattutto nell’ambito della pittura di storia. 

G. Quinzio, La battaglia dell'arcangelo Michele contro il dragone, Rapallo, Chiesa di S.Michele di Pagana, affresco, 1887-1891.
 (Foto di G. Bozano, 1977)

venerdì 10 aprile 2015

Dina Bellotti, una pittrice del Novecento in Liguria.

    

   Dopo i successi di critica e di pubblico ottenuti nella prima antologica allestita a Roma nel 2010 in Palazzo Cardinal Cesi (riproposta in Palazzo Fascie a Sestri Levante) ed una selezione di tali opere (esposte l’anno scorso nel Museo dell’Accademia Ligustica di Genova), è stata inaugurata il 4 aprile scorso la mostra con molti inediti della pittrice Dina Bellotti, presso  Palazzo Rocca a Chiavari. L’esposizione - curata da Franco Dioli - riguarda sessanta opere realizzate dall'artista nel periodo 1930 -1960. Essa rimarrà aperta fino al prossimo 19 aprile.

D. Bellotti, Donna in carrozza, studio preparatorio,  Coll. Priv. (Foto di E. Panzacchi)


      Dina Bellotti (Alessadria, 1912 - Roma, 2003)  si iscrive all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Terminati gli studi, inizia l’attività artistica nel capoluogo piemontese. Nel giugno del 1939 si trasferisce con la famiglia in Liguria, a Sestri Levante. Espone nel 1938, 1940, 1942, e 1948 alla Biennale di Venezia. Partecipa inoltre alle Quadriennali di Torino e a numerosi altri concorsi, ottenendo premi a Cannes, Alessandria, Torino, Roma, Suzzara e Biella.

    Nell’ottobre del 1960 si trasferisce definitivamente a Roma.

    Da questo momento alternerà i soggiorni estivi nella riviera ligure (Sestri Levante) con quelli nella laguna veneta (Burano). La vicinanza della sua abitazione romana alla Città del Vaticano le renderà possibile la frequentazione dell’ambiente ecclesiastico. A partire dalla prima metà degli anni Settanta, realizzerà infatti alcuni ritratti di Paolo VI  e, più tardi, di Giovanni Paolo II, conservati in Vaticano e utilizzati come immagini ufficiali dei pontefici e di alti prelati. 

     Alcune sue opere sono esposte nella Collezione d'Arte Religiosa Moderna inaugurata nel 1973 da Paolo VI.

     Vittorio Sgarbi - nella presentazione del catalogo della mostra presso il Museo dell’’Accademia Ligustica di Genova - osservò:

 (…) “Grande è l’abilità della sua pittura di tocco in ritratti, nature morte e paesaggi” (…) [1]

     Franco Dioli - curatore della rassegna antologica in Palazzo Cardinal Cesi a Roma – scrisse:

 (…) “In tutte le rappresentazioni della Bellotti, come detto, è assai chiaro riconoscere come perenne e direi quasi esclusiva fonte di ispirazione la realtà circostante, la quotidianità del vivere, vita e arte, esistenza e mestiere, indissolubilmente saldati tra loro, una declinazione di giorni e di lavori, hanno condotto la pittrice a dipingere fisionomie, emblematici volti, ritratti di amici o di ignoti che hanno attratto la sua attenzione,di persone al bar sedute nei dehors, ampie e luminose vedute della costa ligure, della sua città natale Alessandria e l’ambiente circostante, scorci di Roma o importanti piazze monumentali, parchi e giardini, San Pietro, Piazza del Popolo. Gli angoli più caratteristici di Burano e le sue famose merlettaie al lavoro. Molta la produzione relativa all’amata Sestri Levante, i suoi pescatori durante la pesca o intenti al lavoro sulle banchine o sulla spiaggia, il porto, le barche e i velieri ormeggiati, le feste di paese e poi pesci, frutta e ortaggi, grandi vasi di fiori, composizioni di oggetti, vasi, il “gallo vincitore”, conchiglie, interni di case, luminose terrazze affacciate sul mare, finestre imbevute di luce, abili giochi chiaroscurali tra interni ed esterni, scene surrealiste e concertini di jazz di fronte al mare. Grandi passioni i cavalli alle corse e il mondo circense con acrobati e animali esotici, attimi più volte “fissati” nei suoi dipinti”.(…)  [2]

      Questi elementi si ritrovano anche nei due studi preparatori qui sopra e sotto: disegno  e tempera su carta per il dipinto "La carrozzella di Gamberini a Chiavari". Nel disegno l'artista fissa con tratti essenziali  il paesaggio di Piazza Matteotti a Chiavari (un tempo denominata “Ciassa de Carrosse”), evocando la "quotidianità del vivere", rappresentata dalla carrozza (mezzo di trasporto usato fino alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso) e dal conducente (Gamberini). In secondo piano sono accennati la facciata dell’ex chiesa di S. Francesco ed il monumento a Giuseppe Garibaldi.

D. Bellotti, Donna in carrozza, tempera su carta,1950. (Foto di E. Panzacchi)


Note:
                                                                                 

[1]  “Dal 10 luglio l’antologica su Dina Bellotti all’Accademia Ligustica di Genova”,  (a cura) della Redazione, Genova Post, Genova, 8 luglio 2014.

[2] Franco Dioli, La grande pittrice dei Papi ammaliata da Sestri Levante, Genova, Il Secolo XIX, ed. Levante, 6 maggio 2010, p. 24.

lunedì 9 febbraio 2015

Il Premio Turio - Copello della Società Economica di Chiavari


                                                             

                             
                                                                                                                             E. Panzacchi
            
          Il Premio Turio - Copello continua una tradizione che si rinnova dal 1872, quando la signora Teresa Brignardello, vedova Turio, lasciò in testamento alla Società Economica la rendita di 300 lire in cedole al portatore, perché venissero coniate due medaglie da attribuire al miglior elaborato artistico e artigianale. Nel 1959, la Signora Maria Rosa Cassani ved. Copello, incrementò questa cifra.
         
       Il bozzetto originale della medaglia della Società Economica - realizzato a Roma nel 1798 - fu opera congiunta di Ennio Quirino Visconti e di Giuseppe Gregorio Maria Solari. Sul verso fu riportata la scritta “Societas Clavarensis Rei Agrariae Commerciis et Opificiis promovendis” (Società chiavarese per la promozione dell’agricoltura, dei commerci e delle manifatture) e sul recto vi furono raffigurate tre figure di dei romani: Mercurio (protettore dei commerci) Cerere, (divinità delle messi, dell’agricoltura e dell’incivilimento) e Vulcano (dio artéfice).
                                                                                                                                                                
  Nel1824 -1825 l’incisore Francesco Putinati realizzò i conii della medaglia, semplificando sul recto le figure del bozzetto originale. Sul verso, sotto l’epigrafe societaria, egli aggiunse, in cifre romane, l’anno della fondazione della Società Economica, 1791.
   La Società Economica di Chiavari utilizza tuttora i conii incisi da F. Putinati per improntare le medaglie auree.
      Dal 1985, con un nuovo regolamento, la Società Economica assegna le medaglie agli artisti e agli artigiani di Chiavari e del suo antico “Circondario” che, oltre all’aver svolto il loro lavoro, legato a tutte le espressioni delle “artes”, mantenendo legami con questo territorio e con le sue attività tradizionali, si siano distinti per l’eccellenza della loro opera [1].
         Nella tabella sottostante i vincitori del Premio Turio – Copello dal 1985 ad oggi.

1985
   STURLA Luiso, pittore - Chiavari
   Ditta S.A.C. Sedie Artistiche Chiavaresi - Chiavari
1986
   UGOLINI Vittorio, pittore - Chiavari
   TIPOGRAFIA COLOMBO di L. Bancalari & C. s.n.c. - Chiavari
1987
   SANGUINETI Bartolomeo, pittore
   VICINI Linda, Maestra artigiana di macramè - Lavagna
1988
   GALBIATI Giacinto, pittore - Chiavari
   TOPAZIO Mariano, Maestro d’ascia - Lavagna
1989
   RAFFO Eugenio Mario, xilografo - Sestri Levante
   CASONI Franco, intagliatore - Chiavari  
1990
   ROCCA Mario, pittore, incisore - Chiavari
   FURLAN Renzo, Decoratore, Restauratore - Chiavari
1991
   JOB Giovanni, Incisore, pittore - Chiavari
   PASQUI Giampietro, Doratore, Restauratore - Chiavari
1992
   Mazzola Tollo Vittorio, scultore su ardesia - Chiavari
   VENTURINI Fernanda, Costumi storici – ricami oro - Cogorno
1993
   COPPOLA Gianluigi, illustratore - Chiavari
   GAGGIOLI Sergio, Tessiture velluti, damaschi - Zoagli
1994
   non aggiudicato

1995
   ZAPPETTINI Gianfranco, pittore - Chiavari
   BIANCALANI Bruno, restauratore mobili antichi - Chiavari
1996
   non aggiudicato

1997
   NEONATO Nicola, pittore, scultore - Genova
   Ditta ZUCCHI, falegnami - Leivi
1998
   non aggiudicato

1999
   DALLORSO Francesco, scultore - Lavagna
   ZEREGA Emilio, “spacchino”(ardesia) – Monleone di Cicagna
2000
   GRANDE Luigi, pittore - Chiavari
   VERSARI Giulio, oggettistica nautica - Rapallo
2001
   MARTONE Roberto, pittore - Cogorno
   SCORZA Giovanni, falegname - Leivi
2002
   DEFILLA Bettina, pittrice, scultrice - Cicagna
   ROSASCO Sergio, restauratore orologi - Chiavari
2003
   artista non aggiudicato
   F.lli SGARBOSSA, Tappezzieri - Chiavari
2004
   non aggiudicato

2005
   FOSSATI Ivano, musicista - Leivi
   Giusti Danilo, scultore - Cogorno
2006
   RONCO BRUNO, acquarellista - Chiavari
   DEVOTO Amedeo, progettista - Chiavari
2007
   ZAFFINO Massimiliano, pittore - Chiavari
   LANDO’ Eugenio Luciano, intagliatore - Carasco
2008
   DI MAULO Gabriele, scultore - disegnatore Chiavari
   URCIOLI Maria, doratrice Chiavari
   Galardi Fernando, premio speciale alla carriera
2009
    VAGLIO Maria Clelia,  rilegatrice - Chiavari
    Franchi Daniela, coreografa - Chiavari
    Diana Luigi, premio speciale alla carriera
2010
   ASPERTI Giovanni, scultore, Ely creazione d'arte - Leivi
   Rolli Stefano, vignettista - Chiavari
2011
   LEVERONE Adriano, ceramista, scultore - Moconesi
   Ravera Guido, artigiano - Rapallo
   DeGasperi Luisa, artigiana - Rapallo
2012
   BALAZS Berzeny, scultore - Cicagna
   Figli Demartini G. di di Demartini Stefania, artigiana - Lorsica
2013
   non aggiudicato

2014
   TRABUCCO  Mario, violinista - Leivi
   Oteri Alessandro, artigiano delle calzature – Chiavari, Milano
   Baglini Rino, premio speciale alla memoria



2015       LUSTIG Leonardo, scultore
               GARBARINO Ezio, intagliatore

2016       GAZZOLO Chiara, restauratrice
               CAMBRI Marco, poeta
               PASTORI Adriano, ceramista, scultore 
                     



  Note:
                                                                     

[1] cfr. CESARE DOTTI, Notizie storiche, in “Levante              News", 23 ottobre 2014.