martedì 10 aprile 2018

Edoardo Mazzino. La conservazione dei monumenti e la difesa del paesaggio in Liguria.



    Dopo l’inaugurazione a Palazzo Ducale di Genova nel 2017 – in occasione del centenario della nascita di Edoardo Mazzino - è stata riproposta a Chiavari a Palazzo Rocca (a trent'anni dalla sua scomparsa) la mostra “Edoardo Mazzino. La conservazione dei monumenti e la difesa del paesaggio in Liguria” [1] L’esposizione (aperta al pubblico dal 22 marzo al 3 giugno) è stata curata dalle figlie Francesca, Emilia e Lorenza Mazzino, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali e del Turismo; e patrocinata dall’Ordine degli Architetti di Genova.

   L’allestimento della mostra è costituito da venti pannelli che - attraverso lettere, schede di analisi, schizzi e annotazioni grafiche, tratte dall'archivio di famiglia - descrivono, l’attività professionale
 di Edoardo Mazzino, architetto [2].

    Edoardo Mazzino (Chiavari,15/04/1917–Genova, 09/06/1988) si laureò presso la facoltà di architettura di Roma. Fu allievo del prof. Gustavo Giovannoni. Prestò il servizio militare in Croazia, nel periodo bellico. Dopo l'8 settembre 1943 rientrò in Italia e partecipò alla Resistenza in Val d'Aveto (Liguria). Nel 1946 ottenne un incarico temporaneo alla Soprintendenza ai Monumenti della Liguria. Nel 1950 entrò in ruolo come architetto aggiunto e, dal 1964 al 1973, fu Soprintendente. Nel 1973 fu nominato Soprintendente per i Beni Ambientali e Architettonici di Venezia [3]. Svolse attività di docenza nel corso di "Complementi di Architettura e Urbanistica" (1965-1966) presso la Facoltà di Ingegneria di Genova; e di Museologia e Museografia nel corso di Perfezionamento in Storia dell'Arte Medievale e Moderna, presso la Facoltà di Lettere di Genova (1973-1986).

    Edoardo Mazzino collaborò alla stesura di piani regolatori generali  e di piani territoriali paesistici per diversi comuni liguri.  Nel Tigullio essi sono: il P.R.G. del comune di Moneglia (1946), di Sestri Levante (1947) e il  Piano territoriale paesistico del Promontorio di Portofino (1954). Inoltre fu membro della Commissione Consultiva per lo Studio del P.R.G. del comune di Chiavari (1950-1951) e della Commissione dell'Ente Autonomo di Portofino (1949). 


E. Mazzino, disegno a china su carta, (Foto di E. Panzacchi)


  Nel corso della sua carriera diresse i lavori di restauro di importanti complessi monumentali liguri, di cui alcuni sono ubicati nel Tigullio. Essi sono: la chiesa e il chiostro di S. Giorgio a Moneglia (1946-1950); il santuario di Nostra Signora delle Grazie a Chiavari (1947-1961)i ruderi del monastero di Valle Christi a Rapallo (1949-1956); l'abbazia di S. Andrea Apostolo a Borzonasca (1950-1958); la chiesa di S. Nicolò dell'Isola a Sestri Levante (1951-1962); la pieve di S. Ambrogio a Uscio (1954-1966); l'abbazia di S. Fruttuoso di Capodimonte a Camogli (1958); la facciata del Palazzo dei Portici neri a Chiavari (1959); e la basilica di S.Salvatore dei Fieschi a Cogorno (1968-1970) [4].  

E. Mazzino, Prospetto del palazzo dei Portici Neri, disegno a china e matita su lucido,  

   Poco distante dalla sede della mostra a Palazzo Rocca di Chiavari, in via Ravaschieri, è ubicato il Palazzo dei Portici Neri o dei  Portici Alti [5]. 

  L'edificio - costruito nel XIII secolo, - venne modificato nei secoli successivi. Fu di proprietà della famiglia Fieschi-Ravaschieri fino al XVII secolo; passò alla famiglia Vaccà fino al XIX secolo.


Facciata del Palazzo dei Portici neri, Via Ravaschieri, Chiavari.

 (Foto di E. Panzacchi)

 
Edoardo Mazzino diresse i lavori di restauro nel 1959.

   Rimuovendo gli strati d'intonaco, di cui era stata ricoperta la facciata, il palazzo fu restituito all'aspetto originario, caratterizzato dal bugnato rustico in ardesia del portico; dagli archetti pensili, che lo separano dal piano superiore; dalla bicromia dei conci in pietra e marmo nel paramento del piano nobile, ripresa negli archi sopra le trifore del secondo piano. 
    
    I segni del passaggio e delle trasformazioni dell'opera nel passato (piano sopraelevato, nuove finestre rettangolari, livello dei piani e intonaco recante lo stemma Vaccà, realizzati tra il XVI e il XIX secolo - sono decodificabili [6].
   

Note:
                                                                                     


[1] cfr. Bettina Bush, L'architetto geniale che capì in anticipo i rischi del paesaggio, in "La Repubblica", Genova, 10/05/2017.

[2] v. www.youtube.com/watch?v=eXgcgywPvc4

[3] Il motivo del trasferimento fu la sua opposizione alla realizzazione dell'impianto di gassificazione di Panigaglia nel Golfo di La Spezia (Francesca e Lorenza Mazzino).

[4] Le date fra parentesi si riferiscono rispettivamente a inizio e fine attività di restauro.


[5] cfr. F. Ragazzi, Chiavari, Genova, Sagep Ed., 1984, p.12-14.

[6] cfr. E. Mazzino, Il palazzo dei “portici alti” e il suo recente restauro, in “Bollettino Ligustico per la Storia e la Cultura Regionale”, XII-1/2, 1960, pp. 3-20
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