(versione on line dell'articolo di N. Corvo, Sergio Vaccarezza e Claudio Zignaigo, La chiesa parrocchiale di S. Martino in Maxena, in "In Cammino" Giornale delle Comunità Parrocchiali della zona pastorale, Anno XXIV , n. 95, dicembre, 2024 / gennaio, febbraio 2025, p.19-22)
LA CHIESA PARROCCHIALE DI S. MARTINO IN MAXENA
Dalle origini alla fine del XVI secolo
Gli studi e le analisi archeologiche più recenti sulla conformazione del territorio hanno consentito di stabilire che la terra denominata “Sancti Nazari” della chiesa di “Canaussa” – considerata tradizionalmente uno dei più antichi cimiteri e luoghi di culto cristiano della valle dei Lavagna - confinava con il fondo monastico e vescovile di “Macinola” (attuale Maxena di Chiavari), ad ovest di Villa Oneto e Certenoli, “nella valle del Rupinaro.(1)
Alcuni sostengono che “Macinola” - indicata nei documenti antichi anche con “Maciola”, “Matinola” e “Macena”- derivi dal latino “maris sinus”, a motivo del fatto che, fin dai tempi dei primi insediamenti romani, il mare era prossimo a Sanpierdicanne, ai piedi della collina, dove andavano a confluire due rii: Macena e Levasco (oggi torrenti Campodonico e Rupinaro). Altri affermano invece che il toponimo “Maxena” - derivi da 'maxea' che nell'idioma ligure-genovese significa 'muro a secco'.(2)
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Panoramica dal drone della chiesa di Maxena, Marco Merello, 2023, Calendario 2023 - Gruppo giovani SPDC |
La chiesa di S. Martino di Maxena è raggiungibile da Sampierdicanne (Chiavari), immettendosi a sinistra sulla strada per Maxena-Sanguineto-Campodonico. Dopo 2 Km. si prosegue a destra fino alla chiesa, sulla diramazione di via F. Gandolfi, pittore, (nel cimitero parrocchiale la sua salma nella tomba di famiglia).
In alternativa, a piedi, da Sampierdicanne seguendo i sentieri in mezzo ai terrazzamenti tra le case sparse e gli alberi di ulivo secolari, oppure dalla strada per S.Terenziano, salendo un sentiero di mattoni che passa in un bosco misto, dove fino a qualche tempo fa predominavano gli alberi di pino.
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A. M. Maragliano e bottega, S. Martino a cavallo e il povero, gruppo ligneo, nicchia dell'abside, 1727, restauro dell'opera 2003 - 2005 (Foto 2016) |
Dal piazzale antistante la chiesa (mt. 160 s.l.m.) si apre la veduta sulla città di Chiavari e sul Tigullio di Levante, mentre dal lato opposto, la panoramica della collina di Leivi, oltre cui si scorgono i crinali montuosi del Ramaceto, del Penna e dello Zatta.(3)
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Ambito ligure, S.Martino a cavallo e il povero, stendardo processionale, olio su tela, secolo XIX, sala parrocchiale.(Foto 2023) |
Da trenta documenti risalenti al periodo alto medioevale (X secolo) e basso medioevale (XI – XIV secolo), nonché dall'analisi di fonti materiali, costituite da un gruppo di case sparse è stato possibile localizzare e definire il perimetro del territorio di “Macinola”. Nel primo documento datato febbraio 973 d.C. si fa riferimento a terreni “in loco ubi nominatur Maciola”, relativi al cosiddetto predio (patrimonio fondiario) assegnato dal vescovo di Genova Teodolfo (945 – 981 ca.) alla basilica urbana di San Marcellino, poi annessa al monastero benedettino di San Siro di Genova.(4)
Nella concessione livellaria, datata gennaio 1066, sottoscritta da Ansaldo, (abate di San Siro) a Bruningo Giovanni e Liprando e Lamberto presbiteri, è indicata una “Cappella quae est constructa in predicto loco Macinola et est hedificata in honore Sancti Martini”, (...) “in loco ubi dicitur Lavalle et lo pasteno et in Lisola”. Si tratta del primo luogo di culto e della sua intitolazione a San Martino, vescovo di Tours, (Sabaria, oggi Szmbathely, in Ungheria 336 – 397 Candes Turenna).(5)
Nella trascrizione manoscritta di un registro perduto del 1205 è riportata la presenza di un ospitale,“in villa Macene (…) hospitale de Clavari”. In un atto notarile, datato 14 agosto 1209 appare scritto “hospitale de Macena”.(6)
La data di fondazione vera e propria della chiesa è incerta, ma verosimilmente essa risale al periodo compreso tra il X e XI secolo. Nel 1582 Mons. Bossio descrive l'edificio a navata unica, privo di fonte battesimale, con un piccolo altare maggiore e due altari minori, “altaria Sanctae Mariae et societas corporis Christi”.(7)
Dal XVII secolo agli anni '60 del Novecento
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Chiavari, la collina di Maxena e la chiesa (Foto 2024) |
Nel XVII secolo in alcune chiese del Tigullio è introdotto il culto alla Madonna del Carmine.(8) A Maxena è intitolato l'altare minore a destra, presso cui, è istituita una cappellania e un patronato dal rettore Giovanni Battista Cristoforo di Sanguineto. L'altare minore a sinistra – dedicato al Crocifisso - è ricostruito nel 1627 da D. Curletto.(9) Nel versante nord della collina di Maxena, sulla via del fossato (Rupinaro), è eretta la cappella di S. Terenziano e S. Desiderio.(10)
Alla seconda metà del XVIII secolo risale la costruzione del nuovo campanile, della sacrestia e della canonica sul lato sud del fabbricato.(11) All'interno i due altari laterali sono trasformati in cappelle. Nel 1727 la chiesa si arricchisce di un'opera scultorea significativa, commissionata dal rettore Domenico Maria Vaccarezza e dai massari: il gruppo ligneo di “S. Martino a cavallo e il povero”, di A.M.Maragliano e bottega.(12)
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A.M. Maragliano S.Martino e il povero, gruppo ligneo (1727) e l'arca processionale del XIX secolo (Foto riproduzione 1920/30) |
Nella cappella a destra del transetto è eretta una statua in marmo della “Madonna con il Bambino”, di ignoto scultore ligure (1750).(13) Sull'altare maggiore è collocato un nuovo tabernacolo in marmo (1748), nel presbiterio sono sostituite le balaustre in cotto e il muro dell'abside è adattato alle nuove linee del coro.
Nel XIX secolo la navata viene allungata. Sono aggiunti quattro nuovi altari: il primo a destra è dedicato a S. Caterina Fieschi, il secondo a N.S. della Rosa, il terzo a N.S. del Carmine; il primo a sinistra è dedicato a a S.Francesco di Paola (successivamente nel 1856) a S.Antonio di Padova, il secondo a S.Martino e il terzo al SS. Crocifisso.(14) Nella nicchia sopra l'altare di quest'ultimo) è collocato il nuovo gruppo ligneo della “Madonna e Simone Stock” di A.Brilla (1890).
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La cappella di N.S. del Carmine, secolo XVIII, prima metà 1700 - 1749 (Foto 2024) |
Tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo sono state attuate delle modifiche significative: l'aggiunta della navata sinistra (1915), il porticato, la facciata in stile neo-classico e il nuovo cimitero.(15) La chiesa si è arricchita anche di ulteriori opere: la ricostruzione della grotta di Massabielle, dedicata alla Madonna di Lourdes, il gruppo ligneo di “S. Rocco e il cane”, altre nuove sculture, cinque nuove campane, l'orologio nel campanile e la vetrata dell'abside.(16)
La chiesa che fino a metà degli anni Sessanta del secolo scorso era raggiungibile soltanto da una rete di sentieri, è stata collegata alla strada carrozzabile per Sanguineto-Campodonico. Nel 1965 è installato un nuovo organo di L. Paoli del 1878, proveniente dalla chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta di Certenoli. (17)
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Organo, Lorenzo Paoli (bottega), 1878, (Foto riproduzione, 1984) |
Ai lavori di manutenzione straordinaria, come il rifacimento dei tetti e del pavimento (1968) è seguito il restauro della facciata e del campanile (1983) e dei muri interni della chiesa.(18)
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La facciata ed il campanile della chiesa (Foto riproduzione 1983) |
Le opere più recenti hanno interessato la ristrutturazione della casa canonica, il restauro dell'antica sacrestia, l'adeguamento del presbiterio (2003).(19) Ultimamente è stata collocata una nuova “Via Crucis” lignea (2013), I dipinti sono di D. Traversaro.(20)
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"Via Crucis", (staz. X, Mt. 27,35), 2013 Foto 2024 |
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Come si è potuto chiarire, il primo luogo di culto di Maxena – menzionato in un documento del "Cartario Genovese del Registro Arcivescovile", datato gennaio 1066 - è una cappella dedicata a S. Martino, vescovo di Tours. Nel “Syndacatus Ecclesiae Januensis” del 1311, è rilevata la chiesa di Maxena alla dipendenza della Pieve di S. Stefano di Lavagna. Tale sottomissione è riportata anche nel Lodo di Urbano VI Papa, del 1387. Nel 1389 Maxena è rettoria.(21)
Dal 1311 S. Martino di Maxena e S.Antonino di Sanguineto sono unite in“unam quarum dependet ex altra”; dalla seconda metà del XV secolo al 1535 sono rette da monaci dell'abbazia di Borzone. I primi registri dell'archivio parrocchiale risalgono al 1590.(22)
Nel periodo tra il 1650 e il 1735 le due chiese sono dipendenti dalla chiesa arcipresbiteriale di S. Rufino di Leivi.
Il 5 luglio 1721 è concessa ed istituita da Fr. C. Cornaccioli – Generale dell'Ordine Carmelitano - la Confraternita di N. S. del Carmine. Il 18 dicembre 1878 – con decreto dell'arcivescovo di Genova S. Magnasco Maxena è separata da Sanguineto e, con decreto regio del 14 giugno 1885, la chiesa di S. Antonino di Sanguineto è elevata parrocchia autonoma.(23)
Dall' 11 novembre 1920 Maxena è elevata a prevostura. Ai giorni nostri le parrocchie di “S.Martino di Maxena, di S. Pietro di Canne”, di S.Antonino di Sanguineto, di S. Bernardo e Madonna della Pace di Campodonico, formano una zona pastorale, sotto la guida di un parroco e di un vice.(24)
Elenco dei parroci temporanei (25)
1128 Albertus
1263 Gandolfo
1302 al 1305 Airaldo
1582 Raffus Hieronimus
1588 Deglinis Rodolfo
1588 al 1622 G.B.Cristoforo di Sanguineto
1622 al 1632 Castagnola Gerolamo
1634 al 1640 Peragallo Prospero
1640 al 1644 Marconi N.N.
1645 al 1671 Descalzo Simone
Note:
(2) Si tratta di una tecnica costruttiva muraria, usata tuttora per contenere la terra dei pendii collinari e montuosi, permettendo la bonifica e il colturamento. Maxena si trova anche in una frazione del comune genovese di Bargagli.
(3) cfr. Creuse di Chiavari (a cura di L. Bocca, S. Chiesa, F. Paganini, Carta dei percorsi pedonali e dei sentieri del comprensorio cittadino destinati a escursionisti, sportivi e famiglie, ed. 2021. I sentieri menzionati sono indicati e descritti nell'itinerario n. 6 Cammino per Montallegro (fino all'Anchetta) e n. 12 Passo dei mattoni.
(4) Sule fonti storiche citate cfr: A. M. Remondini, Parrocchie dell'arcidiocesi di Genova, Regione V, 1889, pp.118-119; A. Ferretto, I primordi e lo sviluppo del Cristianesimo in Liguria ed in particolare a Genova, 1907; O. Garbarino, Dalla corte monastica altomedievale al villaggio bassomedievale. Il caso di Macinola nel Tigullio, in Archivum Bobbiense, Bobbio, n. XXIX, 2007, pp. 175; F. Benente, Lo sviluppo del territorio e del borgo di Chiavari e le sperimentazioni insediative genovesi nell'area del Tigullio (X-XIII secolo), in Antiche genti del Tigullio a Chiavari, 2014, p. 201-203).
(5) cfr.M. Aramini, San Martino di Tours, ed. Velar, Torino, 2008, pp. 46. L'autore attinge i dati da Sulpicio Severo (360-420 d.C.) discepolo di Martino. Oltre a Maxena le chiese intitolate a S.Martino nel territorio della diocesi di Chiavari sono: Bargone, Caminata, Dezerega, Lumarzo, Montemoggio, Noceto, Portofino, Velva e Zoagli.
(6) Da ricerche recenti su fonti materiali si ritiene verosimile che l'ospizio fosse ubicato lungo il tracciato del sentiero, denominato della “Costa”, nei pressi di un antico portale in pietra. A lato del sentiero è stata eretta un'edicola mariana (restaurata nel 1973), presso cui è stato costruito un piccolo altare in pietra (2007) e posta una croce in ferro (2013).
(7) cfr. F. Bossio, Liber visitatorium et decretorum illustrissimi et reverendissimi di Francisii visitatoris Apostolici Civitatis et Diocesis Genuae, anni 1582, riportato da P. Gennaro, Storia della chiesa di S.Martino in Maxena, 2019, pp. 10-11 (inedito).
(8) Nel XVII secolo i Carmelitani Scalzi del monastero di S.Anna di Genova erano rettori del Santuario di N.S. dell'Orto a Chiavari, di N. S. del Carmine a Lavagna e della parrocchia di S.M. Assunta a Nozarego (S.Margherita Ligure).
(9) cfr. A. M. Remondini, Parrocchie dell'Arcidiocesi di Genova,Regione V, 1889, p. 121. Non si hanno ulteriori notizie su questo scultore locale.
(10) Attualmente la cappella di S. Terenziano appartiene alla parrocchia di san Rufino di Leivi, nonostante sia ubicata nel comune di Chiavari.
(11) Da alcuni documenti si evince che l'antico campanile e il primo cimitero erano situati all'esterno sul lato a nord in prossimità dell'attuale cappella del Carmine.
(12) cfr. D. Sanguineti, Anton Maria Maragliano, 1664 – 1739, Insignis sculptor Genue, 2012, p.345 L'opera scultorea è stata restaurata (2003-2005), a cura della Soprintendenza. Nel 2015 è stata ricollocata nella nicchia dell'abside.
(13) La statua marmorea ha sostituito un'antica ancona lignea su cui erano raffiguratati la “Madonna col Bambino, S. Giovanni Battista, S. Giuseppe, S. Terenziano e S. Lorenzo”, cfr. C.P.C., Le feste centenarie di Maxena, Memorie storiche chiavaresi, in La Sveglia, 24 luglio, 1921.
(14) cfr. A. M. Remondini, Op. cit. p.121-122.
(15) A tali opere hanno contribuito i parrocchiani e la benefattrice, Luisita Rossi in Queirazza. In memoria, nel muro a sinistra del transetto, è posta una lapide in marmo. Il nuovo cimitero è stato costruito nell'area antistante il piazzale della chiesa. alla fine del secolo XIX,
(16) La scultura di “S. Rocco e il cane”, di ignoto scultore ligure, è stata donata nel 1905 da Mons. A. Rossi di Genova. Nel muro del campanile a destra è posta una lapide in marmo, datata 1927. Nella vetrata del muro absidale sopra il coro sono raffigurati “Gli angeli nunzianti” (Janni, Torino,1938).Per il concerto di campane cfr. C.Barbarossa, Campane e Campanari nella Liguria di Levante, 2006, p. 337.
(17) Dal 1792 la chiesa era dotata di un piccolo organo, costruito da ignoto organaro. Tale strumento fu sostituito nei primi anni del '900 da un armonium. Il nuovo organo è stato costruito riutilizzando le parti di uno strumento preesistente, recante all'interno della cassa lignea, la data 1757.cfr. F. Macera, D.Merello, D. Minetti, Gli organi della diocesi di Chiavari, Genova, 2000, p.118.
(18) Sull'affresco della lunetta in facciata, sopra il porticato, è stato eseguito un nuovo dipinto, raffigurante “S.Martino a cavallo e il povero” di Maria Mura, 1983.
(19) Il locale a sinistra del transetto è stato adibito a Museo Parrocchiale. Il nuovo altare maggiore, in marmo,“versus populum”, è stato fissato davanti alle balaustre. Il presbiterio - trasformato in cappella per la custodia del santissimo Sacramento – mantiene l'altare, il tabernacolo dell'Eucarestia (1748) e quello per gli Oli Santi (seconda metà del XVI secolo), Il Crocifisso ligneo sopra l'altare è stato sostituito.
(20) Le 15 tavole della Via Crucis sono in legno di melo e i dipinti ad olio sono opera di Dina. Traversaro.
(21) Sulle fonti storiche si rimanda alle note n.4 e n.7.
(22) Dal 2003 una parte dei registri dell'archivio parrocchiale sono stati trasferiti e sono conservati presso la Segreteria della zona pastorale di S.Pier di Canne.
(23) Alla fine del XVII secolo la popolazione di Maxena, Sanguineto e Campodonico era di 300 abitanti. Nel XVIII secolo essa ebbe un incremento del 100%. Dopo lo smembramento di Sanguineto (1878) il parroco F. Costigliolo afferma che la popolazione di Maxena “era di soli 270 abitanti”. Oggi (2024) è di ca. 360 abitanti.
(24) Cfr. A. Maffei (parroco) in “In Cammino” (Giornale delle comunità parrocchiali), n.93, 2024, p. 4.
(25) I dati sui parroci dalle origini fino al 1892 (anno di formazione della Diocesi di Chiavari) sono stati desunti da: A. Ferretto, Op. cit., 1907 e da A. e M. Remondini, Op. cit.,, 1888. I dati successivi sono stati riscontrati nel Registro dei Parroci, presso la Curia Vescovile di Chiavari.
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S. Martino in Maxena, interno della chiesa Foto 2024 |
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